Inchiesta questa mattina condotta da La Gazzetta dello Sport, sulla situazione degli stadi delle società italiane che militano nel campionato di Serie A. Sono trascorsi 2693 giorni dall’inaugurazione dello Juventus Stadium e, ormai possiamo ben dirlo, l’effetto trascinamento non c’è stato. Quell’8 settembre 2011, a Torino, si aprirono le porte del primo stadio moderno e polifunzionale d’Italia, nell’illusione che tutto il movimento, e non solo il club bianconero, sarebbe entrato nel futuro. Sbagliato. È vero che in provincia qualcosa si è mosso, da Udine a Reggio Emilia a Frosinone, ma le grandi città sono rimaste prigioniere di plastici, burocrazia, strategie miopi mettendo un freno all’ammodernamento e allo sviluppo dell’impiantistica calcistica in Italia.

Secondo il Report Calcio della Figc, ogni anno tra Serie A, B e Lega Pro si registrano mancati ricavi fino a quasi 300 milioni, nell’ipotesi di riempimento del 100% della capienza degli stadi, ferma al 52% in Italia contro il 93% di Germania e Inghilterra e il 72% della Spagna. Le isole felici si contano sulle dita di una mano.

Un ritardo dunque che costa caro alle nostre società, compresa la Fiorentina. Il club è partito con l'idea di fare un nuovo impianto e una Cittadella Viola intorno, ma ancora siamo fermi in fase embrionale con individuazione dell'area dove dovrebbe sorgere e presentazione di alcuni documenti in Comune da parte della società.


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