Fiorentina, non ci siamo. E dirlo alla quarta giornata di campionato fa male, anche perché questa volta la squadra c’è, il tempo anche. E poi perché l’allenatore (come il secondo Montella) è stato scelto direttamente dal proprietario, tra lo scetticismo generale, anche dei dirigenti. Ecco che adesso, per salvare un’altra stagione che rischia di franare in mezzo ai soliti equivoci, deve essere lo stesso Commisso a sbrogliare la matassa.

Come? Le strade sono due: o sperare che la rotta si inverta, fin da subito, facendo però quadrato attorno al tecnico. O provando a convincere un big, uno con cui costruire un progetto vincente e a lungo raggio. Un nuovo traghettatore non avrebbe senso. D’altronde la situazione adesso è nuovamente ingarbugliata, non per colpa dello stadio nuovo, dei tifosi, del Sindaco. Dalle prossime scelte si capiranno anche le ambizioni. I soldi, alle volte, riescono a risolvere anche situazioni apparentemente complicate. Sarri, ad esempio, ne vuole tanti. Come Spalletti. E molto si gioca appunto li, dalle cifre proposte per il contratto. Oltre alle garanzie tecniche di costruire, in pochi anni, una Fiorentina da primi posti. Ma questo, almeno stando alle parole del nuovo proprietario gigliato, non sembra essere un problema.

Fare all-in su Sarri, la Fiorentina proverà a fare questo. Ma occorreranno giorni, forse settimane. Però, il via, è già stato dato. Con la possibilità che il buon Maurizio, che meno di cinque anni fa sarebbe venuto a Firenze per poche centinaia di migliaia di euro, possa dire no. Già perché la vera domanda è questa: ma voi, nei panni di Sarri, che ha allenato Napoli, Chelsea e Juventus negli ultimi anni, vi fidereste del progetto viola?



E Iachini? Sembra essere stato lasciato solo, già in sede di campagna acquisti. L’attaccante e il regista, sue precise richieste, non sono arrivati. Poi ci sta mettendo sicuramente del suo. Le parole di sabato su Chiesa (allora possiamo continuare a credere anche a Babbo Natale), il ruolo di Amrabat, Callejon all’esordio da centravanti, una squadra che per la seconda partita consecutiva sembra senza anima né gioco, le sue urla continue ‘gioca, gioca, gioca’, che in uno stadio vuoto hanno l’aria di un ‘de profundis’,  non possono coincidere con una classifica che - secondo Commisso - dovrà rispettare il monte ingaggi in essere. Settimo posto per essere chiari.

E poi ci sono Pradè e Barone, che vanno apprezzati per metterci sempre la faccia, per aver riportato ‘buone maniere’ in una piazza che ormai da anni mancava di entusiasmo, sincerità, schiettezza. Ma da adesso in poi non potrà più bastare. Occorre fare calcio e prendersi anche delle responsabilità. Se non si è d’accordo con le scelte del proprietario lo si dica, altrimenti si faccia di tutto per cambiare rotta. In fretta. Perché, o si cresce, o dopo Chiesa, i più ambiziosi chiederanno sempre di andarsene. Oggi, come prima. E a Commisso non crediamo che questa cosa piaccia granché. Non è venuto in Italia per fare la comparsa. Tocca a Rocco adesso: il prossimo allenatore, in qualsiasi momento arrivi, non potrà più essere sbagliato. E dovrà rimanere a Firenze per molti anni. In una struttura sportiva che, al di là del tecnico, dovrà crescere di livello.

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