Prandelli ha pagato l’essersi immerso troppo in una realtà alla quale teneva”. Parla così l'ex attaccante della Fiorentina, Ciccio Baiano, uno che è stato in campo e in panchina, uno che ha le idee chiare, uno che in campo faceva tremare le difese: “Ho letto troppe cattiverie, supposizioni. Le scelte umane vanno sempre rispettate. Purtroppo i risultati non hanno aiutato Cesare, pensava di fare meglio, e questo a livello di stress lo ha pagato. Ho visto e letto in queste settimane critiche troppo feroci, troppo violente verso di lui. Ma ormai è un mondo diventato così. Ha scritto una lettera, avrà i suoi motivi. Lasciamolo in pace. La tastiera, internet, ormai di calcio parlano tutti, e devi avere le spalle larghe e soprattutto le giuste energie per fare l’allenatore a questi livelli. Non siamo tutti uguali”

Conta anche l’età?
“Beh, se penso a Ranieri no. Claudio lo conosco bene, lui ha una grande qualità. Se ne frega, va per la sua strada. Eppure re ha quasi 70 anni. Non so se sia giusto o sbagliato, ognuno appunto ha il proprio dna. Ma sicuramente il suo, nel fare l’allenatore, lo aiuta”.

Torniamo a Prandelli, cosa ha influito nella scelta secondo lei?
“Le pressioni appunto, il non riuscire a fare quello che si immaginava anche. Con qualche risultato in più sarebbe stato tutto più semplice. Poi, appunto, le critiche e lo stress credo che lo abbiano inghiottito. Grande rispetto, io giudico sempre il campo. Quello che accade fuori non mi interessa, sento troppe chiacchiere in giro, su internet. A me Zeman ha insegnato questo: fai quello che vuoi, ne risponderai te personalmente. Io giudico quello che fai in campo. Stop”.

Il fatto che molti calciatori non abbiano salutato Prandelli sui social cosa le fa dire e pensare?
“Assolutamente niente. Sono stato calciatore anche io, conosco gli spogliatoi. Ognuno tira l’acqua al suo mulino. Magari gli hanno scritto, o magari addirittura telefonato. Non mi interessa quello che accade sui social, non conta. Diciamo magari che questa squadra è già alla seconda sconfitta…”.

In che senso?
“Prima l’esonero di Iachini, adesso l’addio di Prandelli. Io credo che questa squadra si salverà, anzi sono sicuro. Lo avrebbe fatto con Prandelli e lo farà con Iachini. Ma poi le prestazioni sono quelle dei calciatori, riportiamo loro al centro”.

La Fiorentina del futuro, come la immagina?
“Bisogna cambiare strategia. Un allenatore con prospettiva, tre anni di contratto e carta bianca. Un big per me, uno che serva anche da traino per chi vuole venire a giocare a Firenze. Occorre dare un segnale alla piazza. Il colpo di mercato questa volta occorre in panchina. E poi chiaramente una campagna acquisti importante”.

Chiudiamo con Vlahovic. 
“La fiducia di Prandelli gli è servita, ma su questo io credo che i calciatori forti prima o poi esplodono sempre. E il merito è loro, non degli allenatori. Che magari gli danno fiducia, ma poi occorre la qualità. Ha tante cose da migliorare, spero che lo faccia. Perché ha tante cose per diventare forte. Però piedi per terra. In Italia se giochi titolare alla sua età sei un bambino. In Europa sei già grande. Deve crescere nella difesa della palla, deve stare meno con le spalle alla porta. Tifiamo per lui”.


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