Il direttore generale della Fiorentina Joe Barone ha espresso al Sole 24 ore alcune dichiarazioni a proposito dei vincoli burocratici e legali con i quali si ritrova a dover scontrarsi la Fiorentina per la costruzione del nuovo stadio: "Se non si fanno gli stadi per aumentare le entrate la Messa è finita. Deve essere chiaro a tutti che questa è la partita decisiva. I club operano con margini netti molto stretti, per cui o aumentano i ricavi da stadio e game-day e dall’area commerciale oppure saranno sempre meno competitivi e sempre meno attrattivi per gli investitori stranieri. Serve progettualità e capire che gli stadi moderni oggi servono ai club ma anche a riqualificare quartieri o aree cittadine che altrimenti rischiano di essere abbandonate.  Di vincoli storico-architettonici le città e con esse gli impianti possono ammalarsi e perire, Pensiamo allo stato in cui versa oggi il Flaminio a Roma. È quello che potrebbe succedere al 'Franchi' se noi andassimo a fare lo stadio altrove. Ma è il problema che hanno tante strutture in Italia. Sul non aver partecipato al bando per l’area Mercafir? Avremmo dovuto fare un’asta contro noi stessi. Sul permettere ancora alla pubbliche amministrazioni di valutare con maggiore discrezionalità e ampiezza il valore di aree pubbliche da vendere o da dare in concessione? In Italia per i funzionari sembra più facile non decidere, per evitare grane, che decidere. Ma questo congela gli investimenti e si perdono opportunità. Non solo nel calcio. Da manager e da innamorato del calcio e dell’Italia io però non vorrei arrendermi a questo stato di cose".


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