Di frasine belline e ad effetto, ormai diventate stucchevoli, negli ultimi due anni ne abbiamo viste a sufficienza. Quanto basta per aver esaurito ampiamente la pazienza anche nei confronti di un gruppo che al suo secondo anno ha peggiorato clamorosamente il proprio rendimento. Chi per oggettivi limiti tecnici, chi perché magari preferisce pensare a quanto sarebbe bello giocare in una città di mare o con un po' di nebbia milanese, chi perché si è trovato letteralmente travolto da un caos più grande di lui. Nessuno a inizio stagione pensava di lottare per la salvezza a due giornate dalla fine ma tant'è... questa è la realtà e sarà bene che la Fiorentina vi si abitui, come non ha fatto nelle ultime settimane, offrendo una prestazione oscena dopo l'altra e facendosi scavalcare da squadre improponibili.

Il fondamento di questo gruppo è sempre stato il presunto entusiasmo della linea verde ma soprattutto l'unione in nome del capitano Astori, la cui memoria in questo momento non è certo onorata nel migliore dei modi. Ma tralasciando riferimenti che rischiano di portare fuori strada, quel che preoccupa è che la squadra di Montella rischia davvero di farci rimpiangere un'annata analogamente tribolata come la 2011/12: in quella stagione la Fiorentina si salvò, "trascinata" dai vari Lazzari, Kharja e da un improbabile Cerci centravanti (ma c'erano anche Pasqual e Jovetic). Loro almeno si salvarono alla penultima e chiusero con 46 punti, qui si rischia di peggiorare addirittura lo score del 2004/05, quello della prima salvezza e il peggior risultato in Serie A dell'era DellaValle (42 punti).


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