La Fiorentina vanta da decenni una tradizione calcistica di tutto rispetto. Nonostante i due soli titoli nazionali vinti, la società viola è una delle più storiche di tutto lo Stivale, e la sua presenza ai piani alti della classifica risale a non poche stagioni fa. Tuttavia, la grande epoca della Fiorentina è coincisa negli anni '90, quando l'allora presidenza Cecchi Gori decise di investire sullo sviluppo di una squadra che rappresentava una grande realtà culturale italiana. Per farlo, l'allora presidente puntò tantissimo su un giovane calciatore argentino, un tal Gabriel Omar Batistuta, che arrivava in Italia accompagnato da una serie di punti interrogativi sul suo eventuale adattamento in Serie A. Eppure, in poco tempo il biondo attaccante argentino avrebbe non solo smentito tutti ma anche dato il via a una grande epoca sudamericana in viola.

Arrivato a Firenze nel 1991, Batistuta dovette subire prima l'onta di un'incredibile retrocessione prima di cominciare davvero a farsi notare. In quegli anni in Italia il campionato era più equilibrato, diversamente da come è adesso con una Juventus già favoritissima per la vittoria secondo le scommesse sulla Serie A di bet365. Grazie a Batistuta, però, la Fiorentina iniziò a sognare e fu una delle candidate al titolo alla fine degli anni '90, quando addirittura in una stagione si parlò delle "Sette sorelle", ossia delle sette candidate al titolo. I 168 goal in viola dell'argentino in nove stagioni parlano da soli, e sono anche la grande dimostrazione dell'attaccamento alla maglia dell'attaccante formatosi al Newell's Old Boys. L'amore tra lui e i tifosi della curva Fiesole e degli altri settori sarebbe sbocciato subito e sarebbe durato per tutte le stagioni che il nativo di Santa Fe avrebbe vestito quella maglia. Il suo passaggio alla Roma fu importante per le casse di una società non più sanissima dal punto di vista economico, ma ancora oggi a Firenze in molti ricordano le sue grandi imprese, come ad esempio quel goal strepitoso da posizione impossibile contro l'Arsenal in Coppa dei campioni. La sua leggenda in viola è eterna e spesso l'ex attaccante torna in città per rivivere dei giorni nel luogo dove ha espresso il suo miglior calcio di sempre.

Con lui, durante quegli anni, giocò uno dei brasiliani meno valorizzati di sempre ma dalla tecnica sopraffina. Stiamo parlando di Edmundo, detto "O Animal" per il suo comportamento in campo. Insieme al brasiliano e con Rui Costa alle spalle, Batistuta diede vita a un attacco di autentici sognatori. Con loro a Firenze tutti si sentivano più forti e in grado di poter far male anche alle grandi squadre del Nord, da sempre troppo superiori alle altre. Il terzo posto conquistato nella stagione 1998-99, con Giovanni Trapattoni in panchina, è senza dubbio uno dei migliori risultati messi a segno dalla Fiorentina. E in quella squadra a fare spettacolo erano proprio Batistuta ed Edmundo, una delle poche coppie composte da un brasiliano e un argentino a riuscire ad andare d'accordo a suon di goal.


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