Il “Boa” è lo specchio di tanti altri acquisti della prima Fiorentina di Montella in pieno stile Daniele Pradè: blasonato e con esperienza internazionale. Mentre Corvino ha sempre dimostrato di lavorare nel modo opposto…


Da Pizarro ad Aquilani, ma anche dai deludenti Sissoko ed Anderson, fino a Joaquin e Blaszczykowski: passano gli anni ma l’impostazione di lavoro e di idee di Daniele Pradè resta quella di andare su calciatori prima di tutto dal grande blasone, rischiando sempre qualcosa ovviamente, però che possano garantire esperienza internazionale e mentalità vincente.

L’arrivo di Boateng è della stessa pasta dei nomi sopracitati ma anche dei quasi arrivati De Rossi e Nainggolan: profili certamente che tra infortuni e discontinuità hanno vissuto stagioni non facili, ma che hanno un respiro assolutamente europeo e che in condizione al 100% valgono certamente molto di più di un Dabo, di un Biraghi o anche di uno stesso Benassi.

La ricerca del “6” appunto. Un classico mantra di Pantaleo Corvino: andare su calciatori che difficilmente giocheranno partite da 7/8 in pagella ma che durante la stagione poche volte prenderanno dei 4. La lista degli acquisti di questo genere dell’ex direttore generale viola è inevitabilmente ed ovviamente lunghissima: da Gamberini a Donadel, da Semioli a Lazzari, da Cassani a Kharja, da Sanchez a Laurini…

Due modi diversi di lavorare certo, ma vista l’ambizione di Commisso non abbiamo dubbi su chi sia tra i due il direttore sportivo ideale per questa nuova Fiorentina. (GIACOMO TRAMBUSTI)

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