Era il 5 ottobre dell’anno passato ormai, quando all’aeroporto di Peretola atterrava Josè Maria Callejon. Come in una porta girevole di una hall di un hotel, da una parte lo spagnolo entrava a far parte della Fiorentina, mentre dall’altra parte del cardine Federico Chiesa lasciava l’hotel viola alla volta della Torino bianconera. 

Grande rabbia tra i tifosi per l’addio last minute di Chiesa, ma anche tanto entusiasmo portato da un giocatore, l’andaluso, che a Napoli ha fatto la storia recente del club partenopeo. Callejon non è Chiesa, per caratteristiche tecniche e non solo, ma di fatto il trentatreenne di Motril andò a sostituire l’azzurrino nella rosa dell’allora tecnico viola Iachini 

L’allenatore marchigiano però aveva dato un’impronta alla sua Fiorentina, facilmente traducibile in quel 3 5 2 tanto criticato sia dalla stampa fiorentina che dai tifosi. La piazza invoca il 4 3 3, vestito perfetto per Callejon e non solo, ma tra lo spagnolo e la sua nuova avventura sulle sponde dell’Arno si mette di mezzo il Covid, ed ecco che la scalata di Josè s’interrompe subito. Callejon è costretto ai box, alla ricerca della miglior condizione fisica. Quando questa sembra essersi ritrovata, ecco che Iachini schiera Callejon in un’inedita coppia d’attacco con Ribery. Lo spagnolo pare un pesce fuor d’acqua e contemporaneamente arriva Cesare Prandelli. 



Col tecnico di Orzinuovi la musica sembra cambiare: Prandelli vira finalmente sul 4 3 3 e Callejon è pronto a ballare il flamenco sulla corsia di destra, ma purtroppo non sarà così. Una condizione fisica ancora precaria, condita dai risultati poco esaltanti della squadra, costringe l’ex tecnico della Nazionale ad un dietro front che sa molto di bagno d’umiltà, una presa di coscienza che la Fiorentina, in quel momento, così come oggi, si sente più squadra nelle vesti del 3 5 2.  

Così Callejon torna presto a sedersi in panchina, e il suo acquisto, ad oggi, risulta essere un buco nell’acqua, un fallimento. Totalmente alienato dal punto di vista del gioco e del coinvolgimento societario, lo spagnolo è a tutti gli effetti un corpo estraneo di un gruppo che non gli appartiene fino in fondo. Il tempo per rimediare c’è, ma se chi ben comincia è a metà dell’opera... 

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