Per un giocatore che all’età di 25 anni ha già fatto tre stagioni alla CasaBlanca, cosa vuoi che sia mettersi in gioco in una piazza che conta quasi tre milioni di abitanti in meno. Una passeggiata scendere dalla Champions League alla terza coppa europea, dove partecipano squadre che d’Europa hanno solo l’appartenenza geografica. Eppure, nonostante le premesse, il 2022 di Luka Jovic è stato deprimente e scarno di reti (con una Coppa dei Campioni vinta da non – ma nemmeno - protagonista).

Alla Fiorentina Jovic finora ha dimostrato veramente poco, considerate le altissime aspettative con le quali si presentava. “Eh, ma non è un centravanti” e su questo non ci piove, ma quando è stato ingaggiato era chiaro quale sarebbe stato il suo (nuovo) ruolo. Oltre a ciò, quelle smorfie di insoddisfazione e quell’alone di supponenza che non l’hanno fatto digerire ai tifosi dopo le prime esultanze polemiche.

Ora è tempo di rinascita. O, con enfasi meno apocalittica, di ripartenza. Nel 2023 comincia la risalita del serbo verso una condizione (almeno) accettabile, fatta di giocate da attaccante pagato 60 milioni dal Real e di reti cui la sua squadra ha un estremo bisogno. Punta o non punta, il ruolo sulla trequarti è già ben occupato, perciò c’è da rimboccarsi le maniche per sforzarsi anche fuori posizione.

Con la chiara scelta di Italiano di preferirlo a Cabral, Jovic non ha più scuse: deve dimostrare a Firenze che in Germania non avevano avuto le allucinazioni. Non gli si chiede di diventare il capocannoniere del campionato e nemmeno della squadra, se riuscisse nel ruolo di regista avanzato che fa segnare i compagni. Troppo brutti i suoi madornali errori davanti alla porta, così come i facili palloni persi spalle agli avversari. La Fiorentina ha puntato molto su di lui, sicuramente dal punto di vista contrattuale.

Ora, un nuovo anno per rimettere sulla bocca degli addetti ai lavori il nome di Luka Jovic. Attaccante smarrito in Spagna, esploso in Germania e che tenta di ritrovarsi in Italia. Firenze piazza ambiziosa – non potrebbe essere altrimenti – ma l’ambizione è ciò che l’erede di Vlahovic (almeno in maglia viola) ha sempre avuto da quando ha iniziato a tirare i primi calci nell’ex Jugoslavia.

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