‘Non siamo in crisi’, dice Pioli, mettendo in evidenza le otto palle gol, costruite anche a Bologna. La squadra non segna, e questo è vero, ma anche Lafont qualche parata al Dall’Ara l’ha fatta e decisiva. E alla fine parlano i punti, i risultati, i numeri. Nelle ultime sei gare mai una vittoria, cinque pareggi e una sconfitta. Quattro reti realizzate, quattro 1 a 1, senza mai segnare più di un gol. Si può dare la colpa alla sfortuna, alla precisione, ma sembra esserci qualche limite in più. Magari ha ragione l’allenatore della Fiorentina, parlando di una squadra ‘non in crisi’, dal punto di vista del gioco espresso, ma dal punto di vista della qualità, della rabbia, manca sicuramente qualcosa. E da un po’ troppo tempo per sembrare soltanto un periodo passeggero.

Simeone non segna, ma anche Chiesa non è pericoloso come dovrebbe. E allora, se Pjaca ancora non c’è, e la panchina latita diventa difficile vincere le partite. Eysseric è sparito, Thereau (parola di allenatore) sta cominciando a pagare la carta d’identità. Tutte cose che però, più o meno, si dovevano conoscere. A Bologna, la Fiorentina ha giocato meglio della squadra di Inzaghi, ma non ha dominato. Non ha mai dato la sensazione di vincerla sicuramente la partita. Anzi, nei momenti che potevano essere decisivi, ancora una volta è clamorosamente mancata. E visto che, questa squadra ci aveva illuminato gli occhi ad inizio stagione, oggi essere un po’ preoccupati è più che lecito.

Diciamolo subito, inutile pensare al mercato di gennaio. Chi, dopo il mercato invernale dell’era Sousa (con la Fiorentina in vetta alla classifica), spera ancora in ‘colpi’ che cambino le cose, si illude. Non ci sono stati prima, non ci saranno adesso. Magari arriveranno un paio di acquisti, un paio di scambi, un paio di accorgimenti. Ma la squadra di Pioli rimarrà questa e l’allenatore, assieme ai suoi calciatori, dovranno cominciare a crescere per ottenere il traguardo da loro dichiarato ad inizio stagione: il settimo posto. Frosinone prima e Bologna poi hanno dimostrato che, ancora, manca molto. Due gare da vincere, due gare che non dovevano avere storia e che, invece, si sono rivelate armi a doppio taglio.

E adesso arriva la Juventus. Paradossalmente la partita giusta al momento giusto. I viola avranno poco da perdere, contro una delle formazioni più forti al mondo, ma non avranno bisogno di motivazioni per affrontare i bianconeri. La partita dell’anno, rimane la partita dell’anno. Da tripla, sperando che gli otto punti di vantaggio sul Napoli e la Champions League, possano in qualche modo allentare un po’ la presa di Cristiano Ronaldo e compagni. Ecco che, Pioli, avrà in mano una grande occasione: giocare la partita perfetta, provare a battere i campioni, per riportare a sé chi in queste settimane è tornato nuovamente a storcere il naso. Ci sono partite che sono più importanti di altre, ecco quella di sabato è una di queste. Una gara che può invertire il destino di una stagione. I tifosi si aspettano poche cose: carattere, voglia di vincere, lotta. Caratteristiche che, nelle ultime partite, sembrano essere un po’ mancate nei momenti decisivi delle gare. La ‘fame’ di segnare, la stessa che chiede Pioli ai suoi attaccanti, a chi deve mettere la palla dentro, perché se non si segna, il massimo che sui può ottenere è un punto, come accaduto a Bologna. Per questa Fiorentina, nata per essere una delle sorprese del campionato, non può bastare. Vedere Sassuolo e Parma davanti in classifica, ci venga permesso, è qualcosa che fa male. Ma la stagione è ancora lunga e tutto è ancora possibile. Deve essere ancora possibile.


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