A Cronache di Spogliatoio gli allenatori Alessandro Francini e Maurizio Romei hanno raccontato la nascita dell’ex attaccante della Fiorentina Federico Chiesa, con spazio a vari aneddoti. Racconta Maurizio Romei, tecnico di Chiesa ai tempi della Settignanese: “Siamo stati la sua unica squadra prima della Fiorentina. È stato da noi fino ai dieci anni. Mi farebbe comodo dire che si vedeva che sarebbe arrivato in alto, ma non è così. Aveva sì grande talento e delle qualità superiori alla media, ma è sempre stato poco considerato. Non tanto da noi, dove era ovviamente uno dei più forti, quanto nei primi anni alla Fiorentina. La sua ‘tigna’ ha fatto la differenza”.


Prosegue Romei: “Ricordo in lui un entusiasmo incredibile, giocava con qualunque cosa si trovasse davanti, poi gli buttavi un pallone e apriti cielo. Era già così come ora. Esterno sulla fascia, ambidestro e sempre pronto a sfidare l’uomo. E sapessi quanto correva…Aveva però già la testa, anche in campo sapeva sempre fare la scelta giusta con lucidità. Sai non è normale per un bambino così piccolo. Sicuramente ha influito l’esempio di Enrico che è sempre stato presente senza entrare mai nelle questioni tecniche. C’era, ma non si vedeva ne' si sentiva. Ma poi in campo erano già simili, Federico già da bambino aveva quel dribbling e quella fantasia che mi ricordavano il papà. Da noi ne sono passati tanti di figli d’arte. Barzagli, Borja Valero, Rui Costa.  Oggi giocano tutti a calcio. Anche se arrivano bambini si vede che hanno un qualcosa in più. Federico in particolare, era già maturo”.


Conclude Romei: “Federico è sempre stato molto riconoscente. Siamo ancora in contatto. Il modo in cui si è ripreso dall’infortunio ti spiega chi è Chiesa. Mentalità e grinta, così è emerso. Uno che sta fuori un anno e poi torna con quella determinazione e con quella voglia di spaccare il mondo, ti dimostra che non è come gli altri"


Aggiunge infine mister Francini: "La maggior parte dei bambini a sei anni non corre bene. Fede aveva già la corsa orientata e una coordinazione perfetta. Non esagero. Rimanemmo a bocca aperta. Era il 2003. Ci siamo rivisti tre o quattro anni fa per la festa dei cinquant’anni della Settignanese. Noi giocavamo contro la Primavera della Fiorentinalui era già in prima squadra ma venne a salutare e ci fu un lungo abbraccio tra di noi prima di entrare in campo. Non si è mai dimenticato da dove è partito. Ma non sono il tipo che si prende meriti, Federico quello che ha ottenuto se lo è guadagnato con la grinta di chi ha una strada chiara in testa da percorrere. Guardandolo ora, direi che ce l’ha fatta. Quando l’ho visto segnare contro l’Austria all’Europeo mi è sembrato di rivedere quel bambino che qui a Settignano correva e calciava in modo incredibile".


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