Tra un mese anche questa seconda, interminabile, a lunghi tratti insostenibile, stagione viola targata Rocco Commisso si concluderà, ci auguriamo e crediamo ancora con la Fiorentina in A. Il che di per sé non dovrebbe neanche far notizia ma con questi chiari di luna purtroppo anche una salvezza è diventato obiettivo da inseguire con le unghie e con i denti. Sicuramente le intenzioni del patron americano non erano queste al momento del suo arrivo ed è evidente che qualcosa (quasi tutto) sia andato storto nella programmazione che dal club hanno assicurato di aver fatto. Tra una colpa girata a destra e l'altra a manca, è inevitabile che poi sul banco degli imputati ci siano finiti (e ci finiranno) i protagonisti, dalla dirigenza alla panchina, fino... ai giocatori.

"Perfino" loro, considerato che dall'alto del settimo monte ingaggi forse qualcosa in più dei 34 punti in 33 giornate era lecito attendersi. Se lo aspettava per primo lo stesso Rocco Commisso che razionalmente parlando dovrebbe aver qualcosa da recriminare ed imputare ai suoi ragazzi: invece anche ieri la linea che ha prevalso è stata quella della carota. Il patron gigliato si è definito "un padre" e non risulta difficile crederlo visto l'approccio affettuoso che almeno a livello social il tycoon riserva stabilmente alla squadra.

Poi però c'è anche la realtà, che racconta di una Fiorentina che dopo aver sofferto molto già l'anno scorso, oggi si trova a +3 sulla zona retrocessione, con una lunga serie di prestazioni inaccettabili nel corso della stagione. Il gruppo però è sempre stato ultra-protetto e, almeno fino alla vigilia del match con la Juve, stabilmente deresponsabilizzato. "Io non li critico mai", una linea che evidentemente non ha portato ai risultati sperati, visto che un punto, per quanto positivo, contro i bianconeri non può far certo tornare il sereno e cancellare quanto di deludente è stato fatto negli ultimi 20 mesi. Dopo due anni di indulgenza e di carota, non sarà anche l'ora di un po' di bastone e di qualche pretesa in più?


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