È solo poco più di metà ottobre, il campionato è ancora lungo e la sconfitta di Venezia non pregiudicherà l’ottimo avvio della Fiorentina di Italiano. Si è sentita tanto la mancanza dei sudamericani, come Nico e Lucas, ma ciò che influito di più sono state sicuramente le voci su Vlahovic. Una brutta battuta d’arresto che però non può spezzare il gioco frizzantino di questa squadra: tanti gol fatti, anche tanti subiti, ma la musica sembra davvero cambiata rispetto alle scorse stagioni. Che sia davvero l’anno in cui poter tornare a lottare per l’Europa?

Fine del sogno. La situazione appena ricordata risale ad un anno fa di questi tempi, quando la Fiorentina cadeva sul campo del Venezia, dopo una scialba serata di lunedì. Il giorno della settimana è lo stesso, la prestazione quasi: anche a Lecce i Viola sono usciti delusi, questa volta con un punto, ma profondamente indietro (anche se non come punti) rispetto alla bella squadra del primo Italiano. Dopo dieci partite in campionato e anche quattro in coppa, si può dire tranquillamente che la realtà dei fatti è questa. I sogni e le speranze di un anno fa non ci sono più, distrutti appena la stagione successiva al ritorno in Europa dopo sei lunghi anni.

La Fiorentina, ma soprattutto i suoi tifosi, sono costretti a tornare con i piedi per terra. Con pochissime aspettative per l’avvenire di una stagione che solo all’apparenza sembrava il proseguo della precedente. Quella squadra non c’è più, quel gioco (probabilmente) non c’è più. E anche il modulo che ci aveva reso una delle formazioni più offensive e spettacolari d’Italia non funziona più. Molti exploit del ‘21/22 sono involuti drasticamente: Igor, Biraghi, Bonaventura, Gonzalez… tutti protagonisti quando le cose andavano bene, adesso principali colpevoli di un gioco che non dà più frutti.

Anche l’allenatore ha la sua parte. Non aver trovato soluzioni diverse, dopo che i problemi si sono palesati quasi subito, non è sicuramente un pregio per un talento che deve ancora macinare tanta esperienza. Ma -ovviamente- il pesce puzza dalla testa. Dopo due stagioni deludenti, quella dell’anno scorso era stata la prima Fiorentina di Commisso ad aver esaltato la piazza, raggiungendo un traguardo tanto desiderato quanto importante. La volontà di “fare meglio”, adesso, ha lo stesso aspetto di Jovic di diventare il nuovo bomber della squadra. Il ritorno alla “normalità commissiana” è completo: tifosi, giocatori e purtroppo pure l’allenatore devono aprire gli occhi. Il miracolo sportivo non si ripeterà. È ora di svegliarsi. E tornare nel torpore della mediocrità.

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