Dalla presentazione del progetto vincitore di Arup Italia, l’accoglienza dei tifosi della Fiorentina e dei cittadini di Firenze è stata tutt’altro che benevola. La stragrande maggioranza delle opinioni ha visto larghi dissensi che non lasciavano spazio a interpretazioni differenti. Tra chi ha accolto il restyling del Franchi come un rabbercio a chi ha fatto ironia sulla vistosa tettoia, l’opinione popolare sembra nettamente in contrasto con il disegno presentato dall’architetto David Hirsch.

In molti, però, non si sono minimante chiesti se gli altri progetti finalisti fossero davvero concreti. Il concept dello studio ‘Populous’ di Luca Dini, architetto fiorentino, è stato scartato per ‘vizi di forma’, il che significa che la commissione di giuria quel progetto non l’ha praticamente preso in considerazione. E in effetti l’astronave che proponeva non sembrava molto rispettosa dei criteri di conservazione dell’opera di Nervi. Anche l’avveniristico disegno di Ipostudio -terzo classificato-pareva eccedere i limiti imposti (e forse anche il budget). Perciò ha vinto il progetto più semplice, quello che si propone di coprire lo stadio mantenendo pressoché intatta la struttura esterna. Ovviamente, Arup non si occuperà soltanto di ricoprire, ma trasformerà le vecchie curve in auditorium e rimodellerà anche le tribune. Inoltre, la già tanto odiata tettoia disporrà di pannelli fotovoltaici per sfruttare l’energia rinnovabile. Lo scopo di Hirsch, infatti, è quello di realizzare un impianto sostenibile, grazie anche a un sistema di recupero delle acque piovane che si collegherà al giardino che sorgerà al posto dell’attuale centro sportivo.

Con queste lodevoli premesse, sembrano un po’ eccessivi quei commenti che descrivono una semplice immagine -perché quello attualmente è- come obbrobrio la futura casa della Fiorentina. In questi giorni, sono tornati in voga tutti i sostenitori dello stadio privato, che ovviamente avrebbe convogliato introiti importanti nelle casse della società, ma purtroppo sarebbe rimasto un semplice disegno come fu quello dei Della Valle. Basare tutta una critica su una decina di pixel in jpg sembra però la tendenza attuale del tifoso viola, che forse sperava in un qualcosa di mastodontico come quegli stadi creati dal nulla in pochi anni per il mondiale in Qatar. Nella realtà -quella di chi uno stadio lo frequenta abitualmente- l’attenzione si dovrebbe focalizzare non tanto sull’estetica, ma quanto sui servizi e il comfort che un impianto sportivo deve assicurare. Farsi i selfie fuori da uno stadio sarà carino per Instagram, ma siamo sicuri che conti di più rispetto a viverci un’esperienza appagante al suo interno?

Le pesanti critiche al progetto di Hirsch appaiono pregiudiziali e fuori luogo, soprattutto quelle degli architetti inventati sul momento o di veri progettisti che non sanno accettare la sconfitta. L’ingenerosità nei confronti del restyling selezionato, forse, sarebbe stata inferiore se non fossero stati svelati pubblicamente gli altri finalisti. Sicuramente tutti i paragoni con quest’ultimi non avrebbero trovato spazio nelle emittenti locali o nel mare magnum dei social. Ma d’altronde si sa, in Italia un giorno si è allenatori di calcio, quello dopo ci si presenta come strateghi militari e, in questo caso, ci siamo laureati tutti in architettura all’UniFi.


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