Nelle idee calcistiche di Daniele Pradè e Vincenzo Montella c'è innanzitutto la personalità, da piazzare al centro del campo, a formare la spina dorsale della Fiorentina. Ne abbiamo avuto una prima conferma nel corso del primo ciclo, quando venne ripescato un David Pizarro ormai quasi snobbato dal calcio delle big d'Europa. E il tentativo è stato ripetuto anche stavolta con Daniele De Rossi, con le stesse dinamiche: facendo cioè riferimento al territorio amico di Roma, sponda giallorossa, dove ds e tecnico hanno seminato e raccolto tanto nel corso delle loro carriere. Con il Pek andò alla grande, tant'è vero che già prima del suo arrivo, Montella anticipò la dipendenza di cui sarebbe stata vittima la Fiorentina. Ma era un bel dipendere.

Nel caso di DDR, la questione è un po' più complessa, intanto perché l'età è più alta: Pizarro arrivò a 33 anni, De Rossi ne compirà 36 tra un mese. E poi perché l'ex Campione del Mondo è vera espressione del "Core de Roma" e prima di legarsi ad un'altra maglia vuole fisiologicamente rifletterci molto bene. C'è infine anche la questione calcistica: il Pek era fulcro intoccabile, De Rossi andrebbe a interpretare invece più ruolo da collante che non da titolare intoccabile. La ricerca dell'uomo, in sostanza, prima di quella del calciatore: la Fiorentina con lui ha cercato di puntare subito in altissimo e ora non resta che aspettare la decisione definitiva del centrocampista romano.


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