Parlare del capitano della Fiorentina Cristiano Biraghi sembra escludere la definizione di ‘equilibrio’. Egli stesso si definisce il parafulmine della squadra viola, non reputandolo un problema in quanto abituato a reggere la pressione e le critiche. Effettivamente, qualunque discorso intorno al numero 3 viola coinvolge sentimenti, sensazioni e molto spesso polemiche, delle quali è protagonista.

Sono tanti gli episodi in cui è emerso questo fattore. Dalla conferenza stampa in ritiro a Moena nel 2021, fresco di fascia di capitano, dove si assunse tutte le responsabilità del caso con parole forti, alla recente intervista dove ha rimarcato la sua centralità. Dalle sue esultanze (recentemente, quella a Verona è stata oggetto di discussione per giorni) a un rapporto con la Curva che va a fasi alterne, che ha visto bassi importanti ma anche toccato picchi come nel primo periodo di Italiano in viola o durante l’ultima gara contro lo Spezia.

Biraghi mette in pratica il detto «si raccoglie ciò che si semina»; non che il capitano viola ami la polemica o cerchi l’affronto diretto, ma il suo modo di fare ha sempre diviso le masse e fatto discutere. Tecnicamente il calciatore ha pregi e limiti che, combinati, fanno sì che possa tranquillamente reggere il contesto Fiorentina. D’altronde, è da riconoscere (e riconosciuta) la sua importanza soprattutto in fase offensiva e di possesso. È infatti il suo atteggiamento a scatenare le perplessità di alcuni tifosi. Ed è spesso un fattore che cambia anche la percezione di valutazioni meramente tecniche. Ma, come da lui ribadito più volte, il capitano della Viola non se ne cura.

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