Nel corso della sua lunga carriera, Sven Goran Eriksson ha avuto modo in pratica di girare il mondo. E' venuto anche in Italia ed alla Fiorentina ha avuto modo di affermarsi portando la squadra a giocare bene e a conquistare una qualificazione alla Coppa Uefa: "Mi ricordo bene Firenze - racconta in un'intervista rilasciata al Corriere dello Sport - la famiglia Pontello, i fiorentini, Roberto Baggio, Dunga, l'altro mio 'figlioccio' che se n'è andato (il riferimento è a Borgonovo ndr). Ho ancora davanti agli occhi suoi sorrisi luminosi e sinceri era un grande attaccante un ragazzo meraviglioso. Certe volte la vita non è giusta, Non si può morire così giovane, ho pianto quando mi hanno informato della sua scomparsa. Che grande talento è stato, lo guardavi giocare rimanere incantato. Nonostante i suoi guai fisici aveva voglia di diventare uno dei più grandi calciatori di sempre e c'è riuscito. Sono orgoglioso di averlo allenato, casomai mi è dispiaciuto non aver come calciatore della Fiorentina Giancarlo Antognoni, andò via pochi mesi prima del mio arrivo. Non ebbi questa possibilità, se non sbaglio aveva già deciso di lasciare Firenze. Era la seconda volta che il destino mi aveva giocato un brutto scherzo".


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