In effetti sui terreni acquistati da Rocco Commisso, gli esperti riescono ancora a “leggere” le tracce lasciate dagli antichi romani. “L’area è, dal punto di vista dell’occupazione romana, l’ultima propaggine sud orientale della grande trama  centuriale della Florentia romana – spiega il dottor Pierluigi Giroldini, funzionario archeologo della Soprintendenza – Sul quel territorio sono ancora visibili relitti dell’antica centuriazione, cioè la partizione in grossi quadrati che veniva usata come suddivisione agraria. Vuol dire che negli anni si è tramandata sul territorio quella impostazione di paesaggio”.



Architetto Cornieti, dopo il primo incontro del 16 settembre avete avuto altri contatti con la Fiorentina sul progetto del centro sportivo?

Per ora no. La presentazione che ci è stata fatta era estremamente evanescente, un’indicazione di intenti. Abbiamo fatto presenti le linee guida alle quali uniformare la progettazione per una compatibilità non solo paesaggistica, ma anche ecosistemica. L’area ha funzioni di corridoio ecologico, vi sono aspetti idraulici di strutturazione del reticolo agrario e idrografico locale. L’intervento della Fiorentina deve essere occasione per un vero progetto di paesaggio. La componente paesaggistica non deve essere residuale rispetto alle scelte funzionali e architettoniche. L’area ha rilevante interesse pubblico riconosciuto da un vincolo ministeriale del 1958.

Quali sono i passaggi amministrativi necessari?

La previsione di piano operativo dovrà essere oggetto di intervento di copianificazione. Occorre una interlocuzione con la Soprintendenza sui profili di corretta sostenibilità della trasformazione. Ancora la richiesta di questo intervento, che deve avvenire prima del progetto definitivo, non è arrivata né dal Comune né dal privato.  L’interlocuzione con l’equipe di progettisti è importante in funzione della predisposizione del progetto. Può creare problemi presentare un progetto preconfezionato e non sufficientemente metabolizzato nel confronto con noi. Può portare a frizioni se è troppo definito e approfondito. Se l’impianto è rigido poi si fa più fatica modificarlo.



In quella parte della piana di Ripoli il paesaggio può mutare?

Le trasformazioni sono ammesse. In questi 70 anni la struttura del paesaggio si è un po’ indebolita, non per questo la si deve destrutturare di più. Ci hanno detto che i campi saranno tutti in erba naturale.

Non è ammesso alcun terreno in sintetico?

Si tratta di valutare il progetto nella sua completezza. Il progettista ci ha anticipato che i terreni di allenamento avranno un basso livello di impiantistica e infrastrutture. Sarà importante prevedere trasformazioni a bassa intensità, accompagnando i nuovi prati con il mantenimento del sistema di siepi tipico del pian di ripoli. I campi dovrebbero essere corredati da segni vegetali, percorsi, vialetti tenendo a mente come riferimento le strutture di riconoscimento dei valori del territorio. E’ un’occasione sfidante per i progettisti, devono tirare fuori la sensibilità. Se si fosse fatto a Campi o all’Osmannoro sarebbe stato un altro discorso.



Oltre al restauro della villa e degli annessi presenti, sono previste nuove edificazioni. L’indicazione è di 20mila metri quadrati. Si può fare?

Ci saranno aree edificate per i servizi. Essendo vietati nuclei insediativi isolati dovranno essere a ridosso del già esistente. Più verso il centro abitato e la viabilità, quindi. La villa ha valore storico, può essere restaurata, non sopportare ampliamenti. Sull’ipotesi di 20mila metri quadrati è difficile dare un giudizio senza il progetto. Bisogna vedere se comprende superficie interrate. Per minimizzare gli impatti le altezze delle nuove costruzioni dovranno essere al di sotto delle linee prevalenti, massimo tre piani fuori terra. Non oltre l’altezza della torretta della villa.



C’è la possibilità che con i lavori possano spuntare fuori reperti archeologici? La gente, in questi casi, teme che si blocchi tutto.

In aree vicine, in passato, sono stati fatti rinvenimenti di antiche strutture produttive a vocazione agraria, ville romane – risponde il dottor Giroldini –  Non possiamo escludere che ci sia qualcosa in questi terreni. E’ chiaro che i progettisti dovranno tenerlo presente. I segni della centuriazione dimostrano che su quell’area potrebbero esserci stati degli insediamenti.



Un anno per l’approvazione del progetto è una previsione realistica?

Penso che verrà convocata una Conferenza dei servizi con tutti gli enti interessati, ma se il progetto non presenta problemi importanti i tempi possono essere brevi. Le autorizzazioni in un anno non sono un’utopia.

Il sindaco di Bagno a Ripoli, Francesco Casini, e la Fiorentina hanno preannunciato la presentazione pubblica del progetto alla fine di novembre.

La Soprintendenza ha chiaro il programma della Fiorentina. Ora aspettiamo di vedere il piano, quindi studiare il progetto. Da oggi al 30 novembre il confronto può avvenire anche in modo informale.


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