La Fiorentina si gioca una stagione, o quasi. Una finale quella di stasera in terra scozzese. Conterà il campo, la partita, la prestazione ma soprattutto il risultato in un girone che si è maledettamente complicato. Non possono bastare le scuse dei tanti impegni settimanali, dei tanti infortunati, del caldo che non se ne va per accettare questo inizio europeo dei viola, che hanno giocato contro squadre nettamente più deboli. Dopo il Twente (quello era lo scalino complicato), occorreva cominciare in altro modo. Il tempo di recuperare ancora c’è, ma passa da una vittoria stasera.

Occorrerà personalità, ma soprattutto occorrerà quella cattiveria agonistica che sembra essersi persa in queste ultime settimane. La deve trasmettere Italiano, che comincerà a cercare quindici/sedici titolari, diminuendo un turn over dovuto forse ad un livellamento tecnico verso il basso, che questa squadra sembra aver ormai assimilato nel proprio dna. Se hai uno forte gioca: una, due, tre partite di fila. Qual è il problema?

Forse, però, quello forte forte al momento non c’è davvero e allora occorrerà trovarlo. Come fece Prandelli con Vlahovic, come fece Paulo Sousa con Chiesa per tornare indietro nel tempo ma non troppo. Anche oggi i tifosi ci saranno e in buon numero. Niente scuse, Firenze sta seguendo la squadra come non mai. E non sta mollando una società e una proprietà che negli ultimi mesi sta continuando a dividere, invece di unire. Se si vuole compattezza si dia l’esempio. Proprio come sta facendo Commisso con Italiano e con i suoi calciatori.

Fiducia a tutti, magari sarà a termine, ma fiducia. Soltanto così si può uscire da un momento davvero complicato. L’Inter è riuscita a farlo con il Barcellona. La Fiorentina, con le dovute proporzioni, dovrà provarci. Altrimenti, davvero, comincerebbe già il difficile e triste giro di valzer dei colpevoli. Dopo la scorsa stagione, non sarebbe giusto per nessuno. Siamo appena ad inizio ottobre.


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