È incredibile come il corso degli eventi, anche in ambito Fiorentina, possa cambiare così rapidamente. Fa effetto, però, soltanto a livello di velocità temporale, perché le spiegazioni ci sono tutte e non c’è molto di cui stupirsi. O meglio, un dubbio persistente rimane.

Cari ragazzi e caro mister, che è successo? I momenti di difficoltà esistono, questo è fuori discussione, e si affrontano insieme. Esiste anche il periodo in cui proprio non ne gira bene una, ci mancherebbe. Ma… non vi divertite più? Davvero l’unità del gruppo e i sorrisi nello spogliatoio si basavano esclusivamente sui risultati? Probabilmente il campo è specchio anche dell’umore. Eppure non c’è la pretesa di vedere il calcio champagne di fine 2021 tutte le domeniche, ma neanche una resa dal principio.

La risposta sembra piuttosto chiara: no, questa Fiorentina adesso non si diverte. Quel gruppo che lottava con fame e grinta, che era un armonioso tutt'uno con la piazza, che accendeva il sentimento del tifoso viola, è più che mai un lontano ricordo. Addirittura, da fare del pubblico il proprio punto di forza, si è arrivati a dire che “giocare qui è difficile” (Venuti docet). Due prospettive un tantino differenti. Sarà che mancano gli stimoli, o sarà che questa squadra è effettivamente lasciata in pasto al suo destino. Eppure ciò viene accettato senza troppi problemi.

Italiano ieri sera in tema mercato: “Io devo pensare ai miei giocatori, al resto ci pensa la società”. Frase chiara e lampante, ma più che mai vera e piuttosto rara, da parte di un mister spesso molto piatto nelle sue risposte. Quale sia l’intenzione di questa dichiarazione e se essa vada oltre l’accettazione generale che contraddistingue Italiano, lo sa solo lui. Ma la realtà, a nove giorni dalla fine del calciomercato invernale, è che alla Fiorentina non vengono regalate ambizioni. Non si spiegherebbe altrimenti l’immobilismo generale, o comunque i pochissimi movimenti effettuati (ad oggi, ufficialmente, solo in uscita).

Qualcosa si muove, intanto. Il tifo non aveva mai espresso un disappunto così marcato, nei tre anni e mezzo della gestione Commisso. I rumorosissimi fischi e le colorite critiche arrivate dalla tribuna non possono non essere ascoltate. La realtà è questa, difficile e inutile continuare a girarci intorno. Come fare per cambiarla? Prendere i problemi di petto, riconoscere i propri errori, affrontarli con umiltà e concentrarsi sul campo. Il che significa cambiare atteggiamento, perché niente di tutto ciò, ad oggi, è stato fatto.

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