Forse qualcuno a Firenze non ha capito, o fa finta di non capire, che questa proprietà della Fiorentina è diversa. Che è diverso Commisso, che è diverso Barone. Noi giornalisti, lo abbiamo capito anche sulla nostra pelle. Attaccati in mondovisione, con poca possibilità di replica (uno dei momenti più bassi, vissuti da cronista) e con pochi distinguo. Un modo, e chi scrive oggi lo scrisse anche allora, quantomeno antipatico. Però loro vivono di pancia. Il che può essere una cosa buona o non buona, dipende dai punti di vista, ma almeno è umana, è empatica, fa discutere. Almeno al sottoscritto, alla lunga, hanno sempre dato più fastidio altri atteggiamenti. Loro ti chiamano al telefono, in prima persona se qualcosa non gli torna. Litighi, magari urli, ma siamo pari. La proprietà precedente era maestra in altro. Foulard, braccialetti, lusso, ma la sensazione constante che ti guardassero dall’alto in basso.

Con quelli di oggi, magari, hai più occasione di scontrarti (anche perché frequentano Firenze, a differenza degli altri), alle volte ti sorprendi perché li vorresti come te, ma poi ti accorgi che così non può essere. E ti prendi le cose buone, che sono tante. La Fiorentina poteva cascare in mani ben diverse, ricordiamocelo sempre. A me piace più Rocco di Diego, a me piace più Barone di Cognigni, se proprio si vogliono dare dei nomi e dei cognomi. I gusti sono gusti.

Questo per dire cosa? Per dire che anche nella nuova querelle tra Barone (e quindi Commisso) e Vlahovic (e quindi il suo procuratore), il nostro modello di calcio e di vita ci avrebbe consigliato di agire in modo diverso, senza farsi vedere irritati, facendo finta di niente, portando avanti ‘il buon per la pace’, vecchio detto toscano che si addice particolarmente. Loro no. Loro, com'è già accaduto mesi fa, quando si sentono presi in giro lo dicono. Commisso è uno istintivo, ha anche tanti soldi per poterselo permettere, ma è fatto così. Che sia un bene o un male? E chi lo sa? E chi siamo noi per deciderlo? Non mi appassiona, sinceramente, questa solita storia, questa solita divisione tra guelfi e ghibellini. Il presente sta dimostrando che nonostante le due parti abbiano ormai rotto in modo aperto, plateale, ufficiale, Vlahovic continua a segnare, noi ci stiamo divertendo e la Fiorentina sta tornando una delle sette sorelle.

E Commisso, o Barone in questo caso, non stanno cambiando i propri comportamenti, il proprio dna. Così sono e così dobbiamo imparare a prenderli e a conoscerli. Certo, anche loro devono (magari) imparare a distinguere meglio, nei momenti di difficoltà, le critiche genuine e quelle artefatte. Ma questo è un discorso diverso, troppo ampio per essere dibattuto qui. Chi scrive, oggi, li applaude, perché i risultati, le scelte, stanno dando loro ragione. E perché tutti viviamo anche di pelle, di sensazioni. Che non vuol dire per forza essere bravi, impeccabili, migliori. La genuinità è una cosa diversa.

Evidentemente dai procuratori di Vlahovic, si sono sentiti veramente traditi e feriti. Pace. Se hanno avuto voglia di dirlo, rispettiamoli. Diciannove presidenti su venti, probabilmente, avrebbero agito in modo diverso. Ma essere diversi, a Firenze, è sempre piaciuto, soprattutto se i risultati sono questi.


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