Stadio sì, stadio no, stadio alla Mercafir, stadio a Campi Bisenzio. Di certo c'è che la nuova Fiorentina targata Commisso ha intenzione di trasferirsi entro 4 anni (anzi, entro 47 mesi, che ormai stanno diventando 46...) in una nuova casa, dopo aver recepito dalla Soprintendenza il deciso ostracismo alla realizzazione di un nuovo "Franchi". La prima idea del tycoon americano infatti era quella di rifare, ma rifare sul serio, l'attuale teatro dei match della squadra viola, mantenendone così intatta la collocazione: ma l'idea di costruire delle curve all'interno di quelle già esistenti, creando così una struttura sconnessa e discontinua non va certo di pari passo con l'idea di sviluppo e di crescita del brand che ha in mente la nuova proprietà. D'altronde gli scempi del "Sant'Elia" a Cagliari o del "Rigamonti" a Brescia (con curve e sotto curve create a posteriori, più vicine al campo) dovrebbero aver insegnato qualcosa.

E invece no, perché i comitati "pro Franchi" spuntano come funghi, nella maggior parte dei casi nel legittimo auspicio che poi la vecchia struttura non venga abbandonata a se stessa, rovinando così un monumento così tanto caro alla città (e quasi intoccabile per la suddetta Soprintendenza); in altri casi si va però quasi a tirare la giacchetta al "dottor Commisso", quasi a volerlo convincere che in fondo, il primo dei suoi interessi dovrebbe essere la salvaguardia dello stesso "Franchi", più che la realizzazione di un impianto avveniristico e davvero funzionale per la sua Fiorentina. Ebbene, per quanto le sorti del "Franchi" siano di rilevante importanza per il futuro della città, non è il patron viola che ne deve rendere conto: investire sull'attuale stadio viola corrisponderebbe di fatto ad uno spreco di soldi inutile, viste le limitate possibilità d'azione. E perché mai Commisso dovrebbe allinearsi ad un intento così sciocco e controproducente?


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