La Fiorentina ha mollato. Il suo allenatore ha mollato, dando credito a chi, dopo le sue parole post Lazio, lo immaginava già con la valigia in mano a fine stagione. Sì, peccato che a fine stagione mancassero 11 partite di campionato più almeno una di Coppa Italia. Si sa ormai che il vero obiettivo è quello della sfida di ritorno con l'Atalanta del prossimo 24 aprile ma all'appuntamento manca ancora un mese e mezzo e lo sport, il calcio quindi, non funziona con l'interruttore. E' impensabile staccare la spina e pensare di poterla riagganciare alla vigilia della partitissima. Soluzione ideale sarebbe invece continuare a giocare a calcio, cosa che la Fiorentina già faceva faticosamente e che da ieri sera a Cagliari ha proprio smesso di fare. Atteggiamento inaccettabile, carattere assente, intensità inesistente, livello tecnico orrido: è mancato tutto alla Sardegna Arena ma le premesse c'erano già con la Lazio. Nei colpevoli ci rientrano tutti ma dal punto di vista squisitamente legato al campo, la figura di riferimento è Pioli, con un gruppo che sembra aver mollato e risulta totalmente scevra di motivazioni. E allora, provando a salvare l'unica cosa salvabile della stagione, viene da chiedersi se tenersi un tecnico a rischio stacco-spina definitivo sia effettivamente conveniente. Non che sulla piazza ci siano grosse soluzioni spendibili per una decina di partite e nessuno certamente avrebbe la bacchetta magica per cambiare la situazione da un giorno all'altro. Però certo, i segnali orridi arrivati da Cagliari meritano delle riflessioni.


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