Il calcio giocato, di questi tempi, dipende sempre più da vicino dalle infrastrutture e questo dovremmo averlo capito dopo il primo anno e mezzo di presidenza di Rocco Commisso. Non ne sono presupposto imprescindibile in senso assoluto, ma sicuramente una fonte di alimentazione molto importante, almeno per arrivare a determinati livelli. E su questo ancora si sta dibattendo a Firenze, soprattutto a livello politico: da un lato la battaglia per la salvaguardia del 'Franchi', dall'altro l'ipotesi ancora viva di dotare la Fiorentina di un proprio impianto, costruendolo da zero.

Apprezzabile lo sforzo del comune, ora alla ricerca di finanziamenti per trasformare l'opera di Nervi entro i limiti imposti dal MiBact, ma non in linea probabilmente con l'idea di sviluppo futuro immaginata dal patron viola, che potrebbe inaugurare una sua linea d'azione parallela, scegliendo la soluzione più adeguata alle sue esigenze. Ma che potere ha la Fiorentina in tutta questa faccenda? A livello di influenza politica probabilmente non poco, perché (sono parole degli stessi Nardella e Giani) qualora Commisso decidesse di optare per la soluzione di Campi Bisenzio, sarebbe difficile immaginare ostilità ad un club che così tanti cittadini coinvolge. Da qui a dire poi che la strada sarebbe in discesa ce ne corre, naturalmente, ma diciamo che una presa di posizione da parte della Fiorentina potrebbe dare un discreto indirizzo alla vicenda Stadio Nuovo.

Ed è proprio ciò che manca: una decisione definitiva da parte di Commisso, che per il momento si è limitato ad opzionare il terreno della famiglia Casini, ad osservare le decisioni del Ministero per il 'Franchi', senza accelerare con decisione (molto probabilmente perché non convinto al 100%). Ma a questo punto, la sensazione è che per indirizzare la vicenda (e sollecitare chi di dovere) serva proprio questo: è il tempo delle decisioni.


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