Prandelli out e Iachini di nuovo in sella. E' questo il tema che tiene banco in casa viola, tra tifosi e addetti ai lavori, da ormai una decina di giorni. L'ex tecnico bresciano fa ormai parte del passato, il  presente e l'immediato futuro sono nelle mani dell'"aggiusta tutto" Giuseppe Iachini.

Si perchè l'allenatore marchigiano si porta con sé quest'etichetta ormai. Allenatore "operaio", difensivista, che imprime alle sue squadre un gioco quanto mai pragmatico, volto a consolidare la fase difensiva e molto meno attento a proporre calcio. In tutto questo c'è sicuramente un fondo di verità, considerando anche le caratteriste di Iachini giocatore, ovvero un centrocampista roccioso che in 150 presenze in maglia viola segnò appena 2 reti. Peccato però che il nesso tra le due cose non sia così logico e matematico, e per di più, se guardiamo a ciò che ha fatto vedere Prandelli durante la sua seconda parentesi in riva all'Arno appena conclusasi, ci accorgiamo che anche con lui lo spartito della squadra di Commisso non è poi cambiato molto.

Iachini è tornato, ha rispettato il suo contratto in essere con la Fiorentina, valido fino al 30 giugno 2021. Consapevole di avere le ore contate, conscio del fatto che da luglio Commisso ripartirà con un nuovo progetto e con un nuovo allenatore. Ma allora perchè accettare la sfida di salvare di nuovo la Fiorentina? Semplice, i motivi sono due. Il primo è l'amore per questa squadra, per questa città e questi colori. In più avrà la possibilità di dimostrare a tutti che su di lui a Firenze si erano sbagliati e come. In seconda battuta Iachini avrà delle motivazioni di carattere personale. Dieci partite per mettere in vetrina le sue qualità d'allenatore, che seppur di vecchio stampo, ha dimostrato, e vorrà dimostrare, di esser ancora in grado di poter allenare nel massimo campionato di Serie A.

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