Può un avversario debole affievolire e alterare alcune percezioni? Certo che può. E così, se si prova ad analizzare la partita della Fiorentina contro il Cosenza, inevitabilmente il primo pensiero è sempre lo stesso: la squadra calabrese non può rappresentare un test significativo e probante per la squadra di Italiano.

Però riteniamo questo concetto vero solo in parte e anche troppo limitativo e semplicistico.

Così, provando a grattare sotto la superficie, si scopre che qualcosa di buono e di diverso lo si è visto all'interno di questa partita. A partire dai meccanismi sulle fasce, dove Callejon era in ombra, ma dove Biraghi e Venuti si sono sovrapposti spesso, arrivando a crossare con facilità anche se non sempre i risultati sono quelli sperati.

E poi pressing alto e in generale squadra molto alta. Anche qui, è vero che il Cosenza faceva fatica ad uscire, ma anche perché sono stati in molti viola a fare bene la loro parte. Bene i centrali difensivi che erano costantemente nella metà campo avversaria già in partenza. Bene anche gli attaccanti, specie Gonzalez, che andavano subito a mettere pressione agli avversari e bene anche le mezzali pronte a supportare subito i compagni.

A proposito di Gonzalez, bene subito l'intesa con Vlahovic: c'è la percezione che questi due, che devono rimanere assieme, possano far vedere delle belle cose.

Intendiamoci ancora su un concetto importante: questa squadra è ancora incompleta ed ha diverse posizioni ancora da chiarire, specie dietro. Però arrivano anche dei segnali in controtendenza rispetto al passato. Proviamoli a cogliere e vediamo se alla prima in campionato queste sensazioni verranno ulteriormente rafforzate.

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