Anche contro l’Empoli, dopo il gol che era costato contro il Torino, la prova di Sofyan Amrabat era stata ampiamente insufficiente. Nonostante la buona prestazione in terra portoghese, il centrocampista marocchino non è riuscito a ripetersi, palesando i soliti problemi da quando Italiano lo ha eletto a regista numero uno della squadra. Come in altre occasioni, la sua prova è stata manchevole “a causa” dell’avversario, reo di lasciare di più il pallone ai Viola, chiudendosi nella propria metà campo una volta trovato il vantaggio.

E sarà un caso, ma tutte le volte che la Fiorentina si ritrova in una situazione del genere (quindi nella maggior parte dei casi, dato che le squadre di Italiano amano tenere il pallone) Amrabat stecca. Il suo, ormai noto, deficit nell’impostazione non sta producendo passi in avanti, anzi, lo consegna sempre più spesso nelle grinfie degli avversari più accorti. Il suo, ma forse più quello del suo allenatore, sembra quasi un accanimento alla fase di regia, fallimentare perché non si possiedono gli strumenti giusti per metterla in pratica.

Per questo motivo, la presenza in campo di Amrabat contro le squadre che non vogliono mantenere il possesso risulta inutile. O quantomeno, lo è nel momento in cui i suoi compagni si trovano costretti a smuovere la porta avversaria (quindi nella maggior parte dei casi, dato che la squadra di Italiano risulta tra quelle che finiscono più volte sotto di una rete). Un esempio a conferma di questa ipotesi potrebbe essere una delle poche, valide prestazioni del 2023 viola, quella in Coppa Italia contro il Torino. Quando Amrabat, dopo il caos catalano, venne inserito a gara in corso, solo una volta che i suoi compagni avevano sbloccato il risultato.

In quell’occasione, la formazione di Italiano se la cavò benissimo anche con il solo Mandragora davanti alla difesa, sicuramente meno abile nel recuperare il possesso, ma certamente più veloce nel far girare la sfera. Discorso solo leggermente diverso quando entrambi giocano insieme, dato che Amrabat in quei casi resta saldo davanti ai due centrali. Una scelta tattica, e di uomini, dettata anche dalla scarsità della rosa a disposizione, ma soprattutto dalla preferenza, condivisa da tutta la dirigenza la scorsa estate, di affidare le chiavi del centrocampo a un giocatore che fino ad un anno fa di questi tempi ancora faticava contro il Benevento nella coppa nazionale. Ma la soluzione c’è e si trova in casa: affidare la regia a un mancino che ha già dimostrato di saperci stare davanti alla difesa.


💬 Commenti