Forse come ormai non succedeva da tempo, spesso e volentieri la Fiorentina là davanti si ritrova aggrappata alle giocate, alle intuizioni e alla spensieratezza di un solo giocatore. Un po' come lo era stata la seconda Fiorentina di Montella, quando dal settembre 2013 al gennaio 2014 si aggrappò in modo totale ai gol e alle giocate sopraffine di Giuseppe Rossi. Ma quella era una Fiorentina ben diversa da quella di oggi, con tutto il rispetto per la squadra di Pioli ovviamente. Una Fiorentina matura, convinta dei suoi mezzi ma che ogni tanto si specchiava troppo. Una Fiorentina che aveva bisogno della concretezza dell'attaccante italo-americano, che tutte le domeniche arrivava puntuale. Puntuale, come purtroppo i suoi infortuni che l'hanno strappato via da Firenze proprio sul più bello.

Ma anche la Fiorentina di Prandelli e Mutu era diversa. Anche quella squadra aveva avuto in rosa durante gli anni calciatori carismatici in grado di supportare le giocate dei singoli. E in più, il fenomeno rumeno nel suo periodo in maglia viola è stato affiancato da due centravanti campioni del mondo quali Toni e Gilardino. Attaccanti dal calibro diverso rispetto a Simeone. Anche se auguriamo presto al Cholito di raggiungere il loro livello. Forse per ritrovare una Fiorentina simile a quella di oggi, con un campioncino in erba pronto a prendersi tutte le sue responsabilità, bisogna tornare ai tempi di Baggio e agli ultimi anni della Fiorentina dei Pontello.

Baggio, Mutu, Rossi...Chiesa. Una vera e propria generazione di fenomeni viola, anche se non tutti hanno vestito la maglia numero 10. A Chiesa era stata proposta quest'estate: no grazie, è stata la risposta del giovane figlio d'arte. Il 25 è il suo numero preferito e allora perchè cambiare? Giusto. Chissà però se prima o poi quel coro riservato a pochi eletti si innalzerà dalla Curva Fiesole. "Ooh il Fenomeno", cantavano gli ultras per Mutu e Rossi. Anche Chiesa un giorno, entrerà nell'Olimpo?


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