Claudio Lotito, presidente della Lazio e senatore di Forza Italia grazie alle elezioni del 25 settembre, è stato uno dei protagonisti dell’approvazione della norma sulla rateizzazione dei versamenti fiscali nell’ambito della Legge di Bilancio. In una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport si è esposto a tutto tondo sull'argomento.


Ecco le sue parole: "Siamo intervenuti per risolvere il problema e credo sia stata trovata una soluzione ragionevole grazie all’impegno di Forza Italia, del presidente Berlusconi e di tutto il governo che, con il premier Meloni, ha garantito a tutto lo sport italiano gli strumenti per poter contrastare una crisi dovuta all’emergenza Covid e aggravata dal caro bollette. Gli esecutivi precedenti, quello Conte e Draghi, avevano dato risorse minime allo sport italiano mentre, al contrario, il mondo del cinema ha ricevuto a sostegno un miliardo a fondo perduto. La chiusura di un cinema non arreca più danni della chiusura di uno stadio, di un palazzetto o di una piscina anche per i riflessi sociali ed economici che ne determina, perché la chiusura di un’attività sportiva è un danno per l’intera collettività, lo sport ha un valore sociale e di tutela della salute».


Prosegue Lotito: "Renzi ha parlato di un favore ai club di Serie A? Nessun regalo, fare demagogia è facile, ma le questioni in campo sono serie e con serietà andavano affrontate. Il premier Meloni ha giustamente spiegato e difeso le misure adottate, sfidando le strumentalizzazioni. Ringrazio il presidente Berlusconi per la sua sensibilità sui temi dello sport e con lui tutto il gruppo di Forza Italia e la capogruppo Ronzulli per aver lavorato per risolvere questa problematica. Non c’è nessun aiuto a fondo perduto, neanche un euro. Non c’è nessun regalo. Tutto verrà versato nelle casse dello Stato, addirittura con una maggiorazione del 3%. La sospensione di quei versamenti aveva come logica conseguenza la loro rateizzazione. Il pagamento in 60 rate è già previsto per tutti i contribuenti che non hanno pagato. Ma la situazione in questo caso era diversa».


Ha poi aggiunto: "Le società sportive non sono state inadempienti e morose. E che cosa fa lo Stato? Dice no, abbiamo scherzato, niente più rate. Come se un cittadino chiedesse un mutuo in banca e nelle more ottenesse un prestito ponte e poi la stessa banca non gli concedesse più il mutuo e chiedesse in un’unica soluzione la restituzione del prestito. Meno male che si è trovata una soluzione! Vede, c’è una cosa che non capisco: da una parte tutti sono stati d’accordo, io per primo, a far assurgere lo sport a materia di rango costituzionale, vista l’importanza, il ruolo e la funzione che esercita. Dall’altra, questo è un mondo che è stato lasciato senza ristori».


«Il compromesso finale, senza alcun danno per la collettività, prevede una rateizzazione che riguarda solo Iva e Irpef (ma non i contributi previdenziali, l’Inail, le imposte dirette) in 60 rate con il pagamento immediato del 3% di sanzione sull’intero ammontare e delle prime tre rate immediate, per un valore di circa il 20% complessivo della somma da restituire. E chi si è opposto al provvedimento dovrebbe ammettere che ha tentato di affossare lo sport per difendere gli interessi di pochi e non l’interesse di tutti. Anche soggetti che avrebbero dovuto tutelare lo sport non l’hanno fatto».

Conclude il presidente della Lazio: «Nel dibattito al Senato si è detto che era stato fatto un favore a Claudio Lotito. “Abbiamo dato un miliardo a Lotito”. Ma davvero? Scusi, io non l’ho visto. La sospensione riguardava tutte le società sportive. E poi diciamoci la verità: la Serie A non può essere considerata la mucca da mungere. Rappresenta oltre il 70% delle entrate fiscali del settore sportivo. Il calcio si è già mosso e sono previste norme che devono accompagnare le società verso l’autoconsistenza. Abbiamo delle regole e devono essere rispettate. E poi serve una ristrutturazione del sistema».


«Finora è prevalsa soltanto una logica, quella del merito sportivo. Senza andare a verificare le condizioni economiche, il bacino di utenza, le infrastrutture. Tutto questo va rivalutato. Conta il merito sportivo ed è per quello che si va in Serie A, ma poi devono esserci anche altre regole da rispettare perché altrimenti le società nascono e crescono, ma poi muoiono. Dobbiamo fare un percorso condiviso per rendere tutti i club autosufficienti».


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