Sette gol nelle ultime due partite (nove in tre, se consideriamo la Coppa Italia), una statistica che apparentemente sembrerebbe certificare la fine dei problemi dell'attacco della Fiorentina, fin troppo sterile fino a fine 2018. E invece si scopre che il centravanti, quello teoricamente indicato come riferimento principale per buttare la palla in rete, è rimasto lo stesso, smarrito, calciatore che vediamo da settembre. Di fatto ininfluente sulle reti viola contro Samp e Chievo, tolto il tocco a Benassi prima del gran gol del centrocampista al "Bentegodi". E il paradosso vero è che tra degli ultimi 180 minuti, la Fiorentina ne ha giocati più di 90 in inferiorità numerica, segnando addirittura quattro reti; un dato da record, concretizzatosi sempre con un Simeone sostituito per far posto a Dabo. E' in tali situazioni che la squadra di Pioli ha trovato spazi e atteggiamento degli avversari ideali per poter sprigionare le proprie doti in contropiede: Chiesa e Muriel sono due interpreti perfetti per quel tipo di gioco, con il Cholito che invece arranca alle loro spalle. E la domanda sulla sua adattabilità, tecnica più che fisica, agli altri due occorre farsela, con la possibilità, magari, di ripensare ad un terzo componente del tridente, che esalti la verticalità e il "contropiedismo" viola.


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