Durante la conferenza stampa ha preso la parola anche il tifoso della Fiorentina Valentino Nerbini, Avvocato penalista protagonista del Daspo disposto dalla Questura in seguito ai fatti di Fiorentina-Juventus, facendo valere le proprie ragioni riguardo all'accaduto: “Ringrazio i presenti per la partecipazione. Mi ritrovo in una situazione particolare, sono perplesso per alcuni fattori che l’hanno determinata perché come ho già indicato in una lettera informale al Questore, non sono stato identificato all’interno dello stadio. Quando ho garrito al vento la sciarpa del Liverpool, poco dopo sono accorsi due steward ammonendomi ed invitandomi a non compiere più quel gesto perché avrei potuto rischiare una sanzione. L’input arrivava dalla Digos, ed io non ho più sventolato alcuna sciarpa. Avevo anche quella del Torino, che ho sempre indossato da decine di anni in occasione delle partite con la Juventus, per il mio modo di vivere il tifo e di associarmi ai fratelli gemellati del Toro.


L'Avv. poi ha aggiunto: "La dinamica della mia condotta è particolare, ma altrettanto quella delle forze dell’ordine. Ho passato tutto il secondo tempo a sedere con mio figlio che vestiva la maglia degli Azzurri perché il caldo era aumentato. Su Firenze si era scatenata la pioggia e non ero potuto ritornare a casa a cambiarmi. Anzi, prima di avviarci verso il Franchi siamo passati anche in un negozio di abbigliamento così che gli potessi ricomprare scarpe, pantaloni e felpa".


Prosegue quindi Nerbini: "Se la maglia del Liverpool aveva una valenza ‘istigatrice’ della violenza perché mi è stato consentito di tenerla per tutta la durata della partita? Il mio gesto di ‘mostrare’ la sciarpa in risposta ai cori, avvenuto nel prepartita per pochi attimi, non poteva quindi essere evitato? Mi sono un po’ lasciato andare, ma non riesco a capire se il gesto che ho fatto è davvero meritevole di 2 anni di Daspo. Mi pongo questa domanda da cittadino. Ho girato tutta l’Australia con la maglia della bandiera Aborigena, essendo da sempre vicino alle minoranze etniche. Non ho mai pensato di creare un problema, come non l’ho mai creato alle forze dell’ordine, benché fosse mal vista. Ho visto partite di tutti i campionati e misure di questo tipo non ne conosco. La legge la conosco invece. Il mio è stato un comportamento da tifoso. Ora sono preoccupato, meno per la mia salute perché mi trovo lontano dall’Italia, ma dalle conseguenze che questa situazione può comportare. Mi sono venute in mente parole di Oriana Fallaci che in Rabbia e Orgoglio si fa una domanda: ‘Perché avere rispetto verso un qualcosa che non ti porta rispetto?’ Io mi sono sentito non rispettato, non vedo perché io non possa per un attimo perdere le staffe e ripagare chi offende i morti. Mi dispiace aver creato un problema di immagine per la tifoseria viola. Cercherò di trovare una modalità per dimostrare tutto questo, quando me ne sarà data la possibilità". 


Infine conclude sul Daspo: “Ho chiesto un colloquio con un funzionario importante. Voglio capire dove posso ritirare il Daspo. Vorrei che fosse l'Avv. Alfano a ritirarlo per conto mio. Al momento ho il timore di rientrare a Firenze per via delle minacce. In questo momento è divertente offendermi dimenticandosi la storia della tifoseria juventina, che ha offeso i morti di Superga ma anche lo scomparso presidente viola Baretti, morto per un incidente aereo. Ricordo gli striscioni fatti dai tifosi bianconeri a riguardo, nel mio storico ne ho viste e sentite di tutti i colori".


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