Le soste servono anche per chiacchierare, per distrarsi, per pensare ad altro, per sentir parlare qualche protagonista. E allora sulla Fiorentina si passa dall’idea di uno stadio temporaneo (ormai se ne sono sentite di tutti i colori, ma questa va in cima alla classifica) aspettando i lavori del Franchi, fino all’ennesima candidatura di Batistuta, che giustamente alle solite domande risponde sempre allo stesso modo.

Ma la proprietà viola non è cambiata, ed è la stessa che dopo una trattativa gli ha detto ‘no’, la stessa che ha deciso di separarsi da un certo Giancarlo Antognoni, dall’unica bandiera viola. Bati, per noi una leggenda, farebbe comodo eccome. Come farebbero comodo tanti ex calciatori di personalità, anche se nel momento clou della sua carriera fece una scelta diversa rispetto a Maldini, a Zanetti, ad Antognoni appunto, soltanto per dovere di cronaca. Ma Commisso (la Fiorentina è sua ed è giusto che faccia come vuole, come è giusto che lo si possa criticare per questo), da questo orecchio sembra non sentirci.

E allora ci ributtiamo sul campo, sui risultati. Alla vigilia di otto giorni davvero decisivi per la Fiorentina tra campionato ed Europa. Perché, diciamocelo senza troppi giri di parole, uscire da questo girone così scarso di Conference, sarebbe una sconfitta plateale per tutti, dopo aver avuto tutto il tempo possibile per programmare, organizzare e mettere in piedi una squadra competitiva. E anche dopo aver incassato tanti, tanti soldi da cessioni eccellenti in questi anni. Così come non arrivare quantomeno nella zona di classifica dello scorso anno in campionato, dopo un'estate in cui qualcuno aveva addirittura azzardato a tirarsi fuori le paroline ‘Champions League’, roba che guardando le prestazioni di questo inizio di stagione ci fa davvero capire quanto, a Firenze, si vada da un eccesso all’altro.

E l’altro eccesso è sicuramente quello delle critiche ricevute da Vincenzo Italiano, dalle sue scelte tecniche, dal suo turn over. Proviamo, tutti, a criticare. Proviamo, tutti, ad accettarle le critiche. Proviamo, tutti, a pensare a quello che diciamo e che facciamo noi, senza guardare troppo gli altri. Presidenti, direttori, calciatori, giornalisti, tifosi. Questa piazza, oggi più che mai, sembra ogni domenica spaccata. In ogni conferenza stampa spaccata. In ogni nuovo progetto, spaccata. Lo era con i Della Valle, lo è con Commisso, lo sarà probabilmente con il prossimo. Torniamo a divertirci, senza esasperare le situazioni, si parla sempre meno di calcio e di risultati.


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