Nel commentare la sconfitta di Bologna, e in particolare l'infortunio di Dodo, Vincenzo Italiano è tornato sul tema delle partite ogni tre giorni. "Questo è il prezzo da pagare" ha detto il tecnico della Fiorentina, facendo presupporre a un utilizzo forzato di alcuni giocatori non al meglio della condizione come appunto Dodo. Un ritornello già sentito, che rischia di diventare tormentone in casa viola.

E, francamente, è un qualcosa che si fa fatica ad accettare. Che qualificandosi in Europa si sarebbe dovuto affrontare un calendario estremamente fitto, non lo si scopre certo oggi. E' vero che la Fiorentina non aveva la certezza di arrivare ai gironi, ma la programmazione doveva essere fatta nell'ottica del superamento dei preliminari. Serviva, quindi, un mercato che non solo andasse a sostituire gli illustri partenti, ma anche che aumentasse il livello della squadra numericamente e qualitativamente.

Ci si è ritrovati, invece, con un peggioramento palese sul fronte offensivo e con una rosa estremamente corta in certi reparti. La fortuna non ha aiutato, perché tre difensori titolari sono venuti meno nello stesso momento, ma certe eventualità dovevano essere previste. Ranieri, improvvisamente reintegrato (ma la favoletta del "avevamo già deciso di puntarci" non ce la beviamo), non può essere una riserva all'altezza ma è un solo uno dei tanti casi che potremmo citare.

Ecco allora che le parole di Italiano - insieme al primo "mea culpa" stagionale - assumono senso e fanno paura. Sanno quasi di rassegnazione, da parte di chi evidentemente non è stato seguito e accontentato sul mercato. Ora l'allenatore della Fiorentina deve fare con quel (poco) che ha, inventandosi un modo per uscire da questa situazione, e deve farlo in fretta. Il domino delle responsabilità, dal presidente ai giocatori, rischia di rovinare una stagione che sarebbe dovuta essere quella dell'affermazione dopo la rinascita dello scorso anno.


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