E' D'Aversa il candidato numero uno alla panchina Viola. Piace a Corvino, che lo conosce molto bene e sembra il profilo adatto per il futuro. Allenatore in ascesa, che a Parma sta facendo benissimo, ma non un nome da copertina. C’è chi giura che sarà lui il nuovo allenatore della Fiorentina. Poi c’è Alessandro Nesta. Uno che gioca con il 4-3-1-2, ma che in caso di necessità passa anche a cinque. Insomma, non un talebano del pallone, e soprattutto una figura nuova. Un tecnico emergente, che sta facendo molto bene a Perugia, che ha voglia di fare, da allenatore, quello che fece egregiamente in campo. Un'alternativa a D'Aversa è lui, ma non la sola. Sulla stessa lunghezza d’onda, c’è anche Fabio Liverani, che sta portando in Serie A il Lecce ed ha già più esperienza in panchina. Uno da 4-3-3, un modulo che conosce benissimo e nel quale era protagonista con la Fiorentina di Prandelli. Lui, quel vertice basso, che sia a Firenze che nella Lazio fece grandissime cose. Nomi nuove, idee, scommesse, per una squadra giovane che ormai ha scelto la propria strada: vendere i più forti, puntare sulle nuove leve, provare a divertire il pubblico. Cercando di tornare in Europa. Perché il terzo anno consecutivo senza riuscire a centrare questo obiettivo potrebbe portare ad una vera e propria rivoluzione. Sicuramente Pioli, al di là di come possa andare la Coppa Italia, sembra aver terminato la sua avventura in riva all'Arno. Troppo scontato, troppo lineare, il suo calcio. Troppo brutta la classifica. Aspetti che hanno pesato e che sono risultati decisivi, al di la dell’aspetto umano che lo legherà per sempre ad una città che lo rispetterà sempre per la qualità del suo lavoro, ma soprattutto per l’umanità avuta in mesi difficili e complicati. Nesta e Liverani, dicevamo.

Ma sopratutto D'Aversa, è lui il nome nuovo. Soluzioni calde, possibili. Ma Corvino (sempre che continui a gestire tutto lui) con Di Francesco ci riproverà. L'incontro di due estati fa, prima dell’arrivo della Roma, fu interlocutorio. Si tratterà di capire soltanto se l’ex allenatore giallorosso accetterà un progetto al ribasso. Con poche ambizioni, con pochi soldi, con poche idee. Se non quella di vendere Chiesa a cento milioni. Perché, purtroppo, si va dritti dritti verso questo scenario. L’ennesimo ‘schiaffo’ a chi pensava che potesse diventare lui la nuova bandiera da sventolare, in attesa dei successi, dei trofei, di qualche soddisfazione. E probabilmente sarà Juventus. Ancora Juventus. Dopo Bernardeschi toccherà a lui.


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