Durante la conferenza stampa di ieri Cesare Prandelli è stato incalzato sul mancato utilizzo di Kouame al posto di Ribery al momento dell’infortunio del francese contro la Lazio. Il tecnico della Fiorentina ha preferito Eysseric come spalla da affiancare a Vlahovic, giustificando la sua scelta in questo modo.

Nel nostro campionato solo l’Inter gioca con due punte vere, Lukaku e Lautaro Martinez, coppia collaudata e complementare, capace di dividersi il fronte d’attacco con tutti i compiti tattici annessi e connessi. Affermazione giusta quella del tecnico viola, ma proviamo allora a paragonare il 3 5 2 della Fiorentina con quello di altre due formazioni della Serie A, l’Inter appunto e l’Atalanta, squadre che ormai recitano a memoria lo spartito di questo modulo di gioco.

Lukaku Fiorentina Inter

Partendo dai milanesi: Conte fin dai tempi della Juventus, disegna il suo undici nel medesimo modo. Difesa a tre ben equilibrata: De Vrj, Bastoni e Skriniar, mix perfetto tra fisicità, intelligenza tattica e piedi buoni per ripartire palla a terra da dietro. Centrocampo a cinque, con tre centrocampisti anch’essi complementari, il costruttore, l’interditore e il rifinitore, abile ad inserirsi a fari spenti. Il termometro di questo sistema di gioco sono gli esterni: quando la palla è degli avversari devono garantire equilibrio, mentre durante il possesso palla devono allargare il campo con le sovrapposizioni e cercare di creare superiorità numerica. Ne consegue che in quel ruolo sono obbligatori elementi di altissimo livello: maratoneti per resistenza allo sforzo, strateghi nell’interpretare le varie fasi della partita, fantasisti nel gestire la palla e l’uno contro uno col difensore avversario. Dagli esterni e dal loro lavoro costante si determina l’ampiezza. Hakimi, Darmian, Young, Perisic garantiscono scelte variegate al tecnico salentino. Per L’attacco inutile ripetersi: il tandem Lu-La non si discute.

Poi ci sono i bergamaschi: individualità meno spiccate, sicuramente se si guardano i nomi, meno blasonati e dagli ingaggi da comuni mortali (si fa per dire). La qualità però non manca, soprattutto dalla linea mediana del campo in su. Centrocampo folto, capace di tessere una trama di passaggi infinita, esterni dai polmoni di ferro, podisti dai piedi educati decisivi nel suggerire l’ultimo passaggio e addirittura la conclusione a rete. A differenza dell’Inter, Gasperini ha spesso utilizzato una solo vera punta, Zapata, negli anni affiancata da seconde punte come Gomez, Ilicic e Muriel, e ultimamente anche da trequartisti puri come Malinovskyi, Miranchuk e Pessina.

Ecco che qui viene confermata la tesi di mister Prandelli, ovvero che il modulo può funzionare, e portare la squadra a segnare con frequenza, anche se di fatto non si schierano due punte vere e proprie. Ma qual è allora la differenza tra l’Atalanta e la Fiorentina? Semplice, gli interpreti.

Vlahovic Ribery Caceres Fiorentina

La difesa a tre è difficilmente migliorabile nei singoli, considerando che Quarta e Igor sono valide alternative a quello che è stato per lungo tempo il terzetto titolare composto da Milenkovic, Caceres e Pezzella. Il centrocampo a cinque invece è tutto da registrare ancora. Il regista non c’è, Borja Valero ci prova, ma non può essere il futuro della Fiorentina che verrà. Amrabat e Castrovilli sulla carta sono due ottime mezzali, peccato che ad entrambi gli si annebbi la vista appena varcano la linea dei sedici metri dell’area di rigore avversaria. Sugli esterni la nota dolente: Biraghi sulla sinistra alterna prestazioni convincenti ad altre di black out totale (con la Lazio per esempio), dall’altra parte invece Lirola ha perso la leadership della corsia ormai da tempo, e Prandelli sta alternando Venuti e Caceres in attesa di un rinforzo dal mercato (presumibilmente). In attacco Vlahovic prova a fare lo Zapata, ma il colombiano prima di essere il giocatore che è oggi ha sbagliato e fallito in tante piazze (Napoli, Udinese e Sampdoria). Il serbo ha necessariamente bisogno di tempo, per crescere e diventare un attaccante da 20 reti a campionato. Le potenzialità ci sono, manca il tempo in una piazza in cui i 40 punti si raggiungono solo se si segna un gol in più dell’avversario. Accanto al classe 00’ c’è Ribery, difficilmente contro il Cagliari, ma quella casella fin ora è stata occupata da lui. Il francese non si discute, ma le 0 reti di quest’anno e le appena 3 dello scorso campionato, certificano la poca incisività dell’ex Bayern Monaco quando si tratta di scuotere la rete della porta avversaria.


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