Nella stagione 2006/07 la Fiorentina è riuscita a compiere una vera e propria impresa. Partendo con 15 punti di penalizzazione i viola riuscirono a conquistare la qualificazione all'Europa League facendo un campionato da terzo posto virtuale (senza il pesante fardello, figlio del processo di Calciopoli, ci sarebbe stata la Champions diretta per quella squadra). Un'impresa targata Cesare Prandelli: "Partivamo con una penalizzazione di 19 punti che diventarono 15 dopo qualche giornata - spiega l'ex tecnico gigliato al Corriere dello Sport - Quando vinci un po' di partite e sei sempre a -11 mentre gli altri sono già a +7, +8, diventa complicato psicologicamente. Allora per dare morale avevamo messo nello spogliatoio due classifiche, quella virtuale e quella reale e ogni tanto dicevo “Signori, ricordatevi che noi siamo qui”. Quando abbiamo raggiunto la quota salvezza abbiamo fatto un brindisi, una festa straordinaria. E siamo riusciti addirittura a fare meglio, raggiungendo l'Europa League e mancando la Champions solo per un paio di punti”.

Un terzo posto virtuale magico che ha diversi segreti: “Tutto merito della magia che si era creata – prosegue Prandelli – c'era simbiosi unica tra squadra, tifoseria e città, noi non ci siamo mai sentiti solo e siamo riusciti a fare un'impresa, perché è stata una grande impresa. Anche tra di noi, tra i ragazzi e lo staff, si era instaurato un rapporto che andava un po' al di là dell'aspetto solo professionale e tecnico. Ricordo che ogni settimana Jorgensen ci portava cibo danese dopo l'allenamento, un qualcosa che è diventato una bella abitudine. In ritiro venivano famiglie, fidanzate, mogli, bambini ed era un momento particolarmente aggregante”.


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