L'ex allenatore della Fiorentina Cesare Prandelli ha parlato a Radio Bruno Toscana: "Prima di arrivare a Firenze, mi immaginavo di trovare una città unita. Quando c'ero andato da avversario si percepiva il senso di appartenenza della gente, e ne ho avuto la conferma da allenatore viola. Alla Juve c'era un tifo più nazionale, a Bergamo c'era un bel senso di appartenenza ma più a livello locale rispetto a Firenze, la cui storia invece riecheggia in tutto il mondo".

E poi ha aggiunto: "Io e la Fiorentina siamo cresciuti insieme. I primi sei mesi la squadra andava benissimo, eppure c'era chi criticava. Col tempo ho capito che in realtà ciò era dovuto all'enorme senso di attaccamento dei tifosi alla squadra, e dei cittadini alla città, e quindi l'ho presa come una cosa positiva. Firenze pretende, ma in fondo ha un animo buono e solidale. Il legame veramente forte con la città nacque quando decisi insieme a tanti giocatori di rimanere nonostante la sentenza della retrocessione in Serie B, che poi per fortuna fu revocata".

E infine: "Il minuto di silenzio in occasione della scomparsa di Manuela è stato incredibile, in quel momento mi sono sentito ancora più responsabilizzato e ho messo l'aspetto umano davanti a quello professionale. La partita perfetta in viola? Ce ne sono state tante, ma quella contro il PSV fu memorabile. Andammo ad imporre il nostro gioco in modo straordinario. Il mio primo addio? Fu strano, perché dopo cinque anni in fondo io non mi ero stancato della Fiorentina e penso che neanche i tifosi si fossero stancati di me. Ultima esperienza? E' stata negativa ma non ha di certo sporcato il mio rapporto e il mio ricordo. Sono arrivato con troppe responsabilità addosso e non sono riuscito a concludere il mio compito, ma i fiorentini sono stati comprensivi con me".


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