La solita amarezza. Al cospetto di una Juventus rimaneggiatissima e di una Fiorentina quasi perfetta. Quasi, fino a quell’errore sul finale, capitato al più viola di tutti, come se davvero alle volte la trama fosse già scritta. Una gara senza concedere niente agli avversari, creando tre-quattro occasioni nitide non capitalizzate. Questo è il rammarico più grande, per una squadra che sembra girare a mille ma che, alle volte, non riesce a chiudere le partite, ad indirizzarle.

Ad inizio stagione la Fiorentina, come intensità, reggeva al massimo un tempo. Oggi arriva almeno settanta minuti, mettendo alle corde gli avversari. Ed è lì, in quella lunga frazione di tempo, che deve mettere fieno in cascina. Perché poi inevitabilmente cala, perché poi le squadre forti e collaudate ti puniscono. Com'è accaduto con la Juve. Dove, se proprio vogliamo trovare un piccolo neo, sono mancati i calciatori con minore esperienza internazionale.

E poi è mancato il centravanti, il terminale offensivo. In una gara comunque di attacco, un numero nove deve esserci, deve farsi sentire. Per il resto tutto era andato alla perfezione: una cornice spettacolare di pubblico, una coreografia della Fiesole da applausi, un tema dantesco perfetto e bordate continue di fischi verso Vlahovic, frastornato e poco servito allo stesso tempo, non l’ha praticamente vista mai.

Anche uno zero a zero avrebbe dato fastidio, ma sarebbe stato un gran risultato. Oggi la gara di ritorno è in salita, ma la Fiorentina la giocherà senza fare calcoli. All’arrembaggio, come gli riesce fare. E oggi la Juventus non è una squadra imbattibile, nemmeno in casa. Ci penseremo tra un mese, o poco più, prima c’è da rimettere la testa sul campionato e su una partita, quella contro il Verona, piena di insidie, ma da vincere. Magari giocando peggio, magari creando meno. Non importa, questa volta contano i tre punti. Per rialzarsi dopo due sconfitte (Sassuolo e Juventus) che non possono non bruciare.

E’ li, è in quei dieci minuti finali, che la Fiorentina deve rimanere concentrata, attenta, ordinata. Se non si vince, occorre pensare a non perdere. Quando anche questo scalino sarà fatto ci troveremo davanti una grande squadra. Perché la crescita, il livello, la forza di squadra è sotto gli occhi di tutti. Ieri è arrivata l’ennesima dimostrazione.


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