Nella gara di sabato a San Siro, si sono potute ammirare le migliori qualità della Fiorentina di Vincenzo Italiano. Possesso palla, fraseggio e recupero alto sono le voci in cui la squadra rende sicuramente meglio. Ce n’è una però che nel calcio non può essere subordinata. Il tirare in porta. Contro l’Inter non sono state poche le occasioni in cui c’era lo spazio o il pertugio per tentare la conclusione verso Handanovic. Lo stesso Saponara, che era stato schierato per avere una formazione più concreta, ha cincischiato più di una volta in area di rigore avversaria. E sempre nella trasferta di Milano, tutti avranno ancora in mente l’occasione sprecata da Ikonè all’ultimo minuto. Tra gli altri, l’errore sottoporta del francese sta diventando una cattiva abitudine dell’ex Lille, che già contro Sassuolo e, soprattutto, Juventus si era mangiato due gol davanti al portiere. Se si può, quindi, tranquillamente affermare che la squadra di Italiano esprime un gran gioco, non si può dire lo stesso per quanto riguarda i tiri in porta. Il cinismo, insomma, non è di questa casa. Come ha punzecchiato il giornalista Giuseppe Pastore su Twitter: “La Fiorentina sarebbe tra le cinque migliori squadre europee, se il calcio non prevedesse il tiro in porta”.

Un gran peccato questo, che talvolta limita anche la buona riuscita delle prestazioni. Quella freddezza che manca negli ultimi 20 metri caratterizza maggiormente gli esterni, dove paradossalmente è il meno utilizzato Sottil ad essere andato più volte in rete. Il monito dell’allenatore viola -a chiamare gli esterni “attaccanti”- coinvolge anche Nico Gonzalez. L’argentino è uno dei migliori assistman del campionato, ma ha gonfiato la rete in appena tre occasioni. Da quando è stato venduto Vlahovic, la Fiorentina non solo segna di meno (anche se la media punti è migliorata), ma non riesce a trovare lo specchio della porta con costanza. Un problema che è stato solo in parte risolto da Piatek, che ha già segnato tanto, ma tirato poco. La freddezza sottoporta non sempre sembra sposarsi bene col gioco orchestrato della squadra. Bellissimo agli occhi, ma talvolta un po’ fatuo. Aspettando di vedere un impiego più consistente di Arthur Cabral, la Fiorentina se ne sta a palleggiare, incantando così tutti gli avversari che incontra. Con la consapevolezza, però, che per dare quello strappo decisivo per l’Europa ci vorrà qualcosa di più rispetto all’ammagliante trama di gioco. Croce e delizia del calcio di Italiano, che troverebbe nel cinismo la sua arma letale.


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