Su La Nazione Stefano Cecchi parla dei due attaccanti della Fiorentina Luka Jovic e Arthur Cabral come di 'quei due personaggi in cerca d'autore'. Il giornalista scrive: "Uno è un gigante che viene dal Brasile, 90 chili di stazza distribuiti su 186 centimetri di imponenza con un corredo di gol alle spalle non indifferente (65 in 106 partite del campionato svizzero). Roba che al tempo lo autorizzò a paragonarsi a Hulk, il calciatore. L’altro è un brevilineo furente che arriva dal Brasile europeo, ovvero dalla Serbia. Con i suoi gol fece innamorare il Real Madrid che per averlo lo pagò come una finanziaria di Giuliano Amato e anche lui aveva un soprannome che profumava d’area, ovvero «Serbian Falcao», con riferimento al formidabile Radamel".


Prosegue Cecchi: "Il guaio è che a Firenze sia di Hulk che di Falcao non si sia visto quasi niente. Solo qualche traccia sporadica che ci ha restituito l’idea di due attaccanti sostanzialmente evanescenti, quasi smarriti nel giardinetto di calcio viola. Con il dubbio di chi sia l’uomo cui affidare con continuità la maglia numero 9. Cabral e Jovic sono stati fin qui un’attesa di bello non giunta a destinazione, due treni che si pensava carichi di doni finiti su un binario morto. Così oggi nel 2023 che va iniziare, sono proprio loro gli osservati più speciali, i due personaggi in cerca di un autore che ne corregga il destino. Perché il centravanti nel calcio non è un ruolo accessorio. Il centravanti è la miccia che innesca la vittoria, è il terminale produttivo di una fabbrica di calcio chiamata squadra. E la loro produzione striminzita di gol oggi segna l’economia sportiva della squadra. Per questo qualcuno dice che la Fiorentina stia cercando un nuovo centravanti al posto di uno dei due destinato ad andarsene".


Infine: "Ma il mercato di gennaio è il mercato delle poche occasioni a prezzo altissimo. Dei miraggi che restano tali. Per questo, c’è comunque bisogno di loro a partire già da oggi col Monza, partita apripista di un campionato che riparte con mille incognite. C’è bisogno di una scintilla che ne riaccenda il fuoco. Quel fuoco che in passato ha arso eccome, quando in Svizzera «King Arthur» (come chiamavano Cabral per come regnava nelle aree di rigore) demoliva le difese avversarie facendosi eleggere miglior calciatore del campionato. O quando Luka a Francoforte trascinò l’Eintraicht in semifinale di Europa League demolendo quasi da solo l’Inter di Spalletti. Perché quella fiamma si sia sopita è difficile da dirsi, il carattere, la difficoltà di un campionato tatticamente difficilissimo, chissà. Ma arrendersi alla cenere senza provare a mutare la fortuna anche in un ultimo appello di gennaio, sarebbe di per sé già una sconfitta, soprattutto per loro stessi. Due centravanti che non possono abdicare così alla prepotenza del gol, all’istinto naturale del colpo vincente. Insomma: Cabral o Jovic, Jovic o Cabral forse non è un dilemma, piuttosto un’aspettativa, un’attesa, un auspicio. Con la speranza che alla fine non sia una chimera".




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