La Fiorentina targata Prandelli stenta a cambiare marcia, squadra che prima di martedì sera, era reduce da due pareggi che facevano ben sperare, ma che in fin dei conti avevano portato alla classifica viola solamente due punti. Uno col Sassuolo prima, con un Ribery in serata di grazia che per poco non trova la sua prima gioia stagionale in viola. La traversa sputa la sua conclusione violenta e Scarface deve così rimandare ancora una volta l’appuntamento col gol. Passano pochi giorni e a Firenze arriva il Verona di Juric. Partita brutta, squadre annebbiate e senza idee. Ci pensa l’arbitro Fourneau a movimentare il pomeriggio viola, concedendo due rigori inesistenti. Vlahovic risponde a Veloso, ma di Ribery al Franchi non c’è traccia. Stanco, dopo appena qualche giorno di riposo, passeggia sul rettangolo verde senza incidere in alcun modo. A 37 anni non si può pretendere di vederlo al top giocando ogni tre giorni. Quando lui non è in palla la Fiorentina è spaesata come un bimbo che si perde al Luna Park. 

Così si arriva a Juventus-Fiorentina. Due squadre diverse, due situazioni agli antipodi: i campioni d’Italia sulle ali dell’entusiasmo dopo lo 0 a 4 rifilato al Parma di LiveraniPezzella e compagni uniti da un sogno quasi impossibile. Tra i carboni, poco ardenti per la verità, di una Fiorentina spenta in quest’inizio di stagione, ecco che Ribery martedì sera è pura diavolina accendi fuoco nel barbecue dello Stadium.  Il francese impiega appena tre minuti per innescare Vlahovic in profondità. Rasoterra che affetta in due la difesa bianconera ed è subito 0 a 1. Ma la scintilla dell’ex Bayern Monaco è tutt’altro che flebile e continua ad ardere: il 7 viola dispensa giocate sopraffine in ogni zona del campo per 82’, fin quando Prandelli non decide di concedergli il meritato riposo. Regista a tutto campo, rifinitore estroso, non ha niente da invidiare agli artisti parigini del quartiere di Montmartre per creatività e fantasia. Chi sostiene che nel calcio moderno serva un gran fisico per imporsi, non ha mai visto giocare Ribery: tratta il pallone come un prestigiatore, riesce sempre ad eludere la gabbia del pressing avversario come un surfista che esce dal tubo di un'onda nell'oceano. Imprendibile. 

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