Imbarcata. Dopo un primo tempo dove, a tratti, avevi avuto anche la sensazione che la Fiorentina qualcosa di buono stesse facendo. Ma una partita che finisce con un risultato tennistico non può non avere ripercussioni, soprattutto in una stagione come questa, desolante. In ritardo la squadra (che evidentemente non è uscita dalla crisi), condizionato l’allenatore (che dopo aver detto di non poter giocare con le tre punte, seguendo probabilmente la voce del popolo, decide per un atteggiamento molto sbilanciato ed evidentemente sbagliato), fuori tempo massimo la società che al diciassette del mese, ha ceduto due o tre giocatori senza acquistarne nemmeno uno. Nonostante l’emergenza, nonostante la classifica. Arriverà, qualcosa, ma si poteva fare prima.



Adesso, come dice Prandelli, tutti in silenzio. Rimuovere immediatamente la partita di Napoli, tentare di battere il Crotone per chiudere il girone di andata a quota ventuno. Poi archiviare il discorso salvezza nel girone di ritorno, prima possibile. Con la difesa a tre, o anche a cinque. Mettendo da una parte quello spettacolo, quel divertimento, quell’atteggiamento maggiormente offensivo che questa squadra ha dimostrato di non poter offrire. Basta voli pindarici. Questa Fiorentina, non ci sono più equivoci, è stata costruita male. E la soluzione non è continuare a tappare i buchi con altre toppe. Si buttano via i soldi, si va incontro ad operazioni sbagliate, non si risolve niente. Salvarsi, solo salvarsi.

Ribery e Callejon, con tutto il rispetto, non possono giocare assieme dal primo minuto. Non possono correre a tutto campo. Uno, è già tanto da supportare, altrimenti a centrocampo, soffri. Per non parlare della difesa, semplicemente imbarazzante contro gli azzurri. Prandelli saprà parlare alla squadra, saprà scuoterla, saprà focalizzare tutto e tutti soltanto sulla prossima partita. Con Commisso a Firenze, non mancherà l’occhio del padrone e la parte decisionale, se si deciderà di intervenire. Poi, a giugno, con cinismo, con schiettezza, con decisione: si costruisca una squadra all’altezza. All’altezza di una proprietà che è entrata nel calcio con ben altri atteggiamenti, con ben altre credenziali, con ben altri obiettivi. Ricominciando a parlare, più possibile, di pallone. Perché è quello l’aspetto che al momento non va. L’argomento stadio è increscioso. Ma lo è da una ventina d’anni a questa parte. Se Commisso puntava solo su quello (ma sappiamo benissimo che non è così), doveva informarsi prima di acquistare la Fiorentina. Ci sono squadre, in Serie A, che fanno molto bene anche dentro stadi fatiscenti. Sono due piani differenti. Anche perché a Firenze nessuno chiede lo scudetto, ma soltanto prestazioni più dignitose.

Adesso tocca a Rocco rilanciare. Perché chi scrive, chi ama la, chi capisce un po' di uomini, vede con i propri occhi le qualità umane, imprenditoriali, di un proprietario che ci mette anima e passione. Che non va perso, che non va deriso, ma, magari, aiutato. Perché la costruzione di una squadra di Serie A, evidentemente, non è la cosa più semplice del mondo. Soprattutto oggi, dove il mercato viene fatto più dai procuratori, dai fondi di investimento, dagli interessi, che dall’idea di calcio.


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