Stefano Sorrentino ha smesso di giocare e di parare. “L'ho fatto nell’anno del Covid, senza tifosi negli stadi, chiusi in casa. Da una parte meglio, meno doloroso. Dall’altra - dice sorridendo - per uno come me abituato a girare da una parte all’altra dell’Italia e lavorare all’aria aperta, un vero dramma”.

Parliamo di Fiorentina, Iachini e Prandelli.
“Beh, Beppe lo conosco bene. Mandarlo via dopo sole otto partite per me è stato prematuro. Un'estate senza preparazione, con il Covid, anche per quello che aveva dimostrato l’anno precedente meritava qualche bonus in più. E, guardando la Fiorentina da fuori, non mi sembrava una squadra impaurita e destinata alla lotta salvezza. Però dico anche che, dal momento in cui si è deciso di cambiare, Prandelli è stata una scelta giusta. E’ stato scelto un allenatore di esperienza, che conosce Firenze, rischiando il meno possibile. E così sta andando. Però, la media punti, ci dice che Iachini al momento sta facendo ancora meglio. Nel calcio, si vive ormai troppo alla giornata, si lavora di impulso”.

Che meriti ha avuto Prandelli?
“Quello di tenere il gruppo unito in un momento non semplice. Ma anche quello di essere benvoluto dalla piazza. Oggi conta tanto. Esordire con un ko interno con il Benevento, prendere sei gol contro il Napoli. Ad altri non sarebbe stato perdonato”.

Il futuro, la panchina viola. Chi sceglierebbe?
“Non ho dubbi. Un allenatore giovane e italiano. Gattuso, De Zerbi, Italiano. Uno di questi tre”.

A proposito. Gattuso l'ha conosciuto bene a Palermo. Quali sono i pregi e quali i difetti di Ringhio?
“I pregi e i difetti sono i soliti, gli stessi. La sua schiettezza, è una persona vera. Nella vita è un merito, nel calcio non so. E poi non è vero che le sue squadre non giocano un bel calcio, dipende i giocatori che hai a disposizione. A Milano e a Napoli Gattuso ha fatto vedere ottime cose. Per me è da Fiorentina”.

E dei giocatori viola, attorno a chi costruirebbe la squadra? Cinque nomi.
“Non ho dubbi, Vlahovic, Dragowski, Bonaventura, Amrabat e Castrovilli”.

Appunto Dragowski. Che portiere è?
“Uno dei primi sei in Italia al momento. Chiaramente vive e paga anche un po' gli alti e bassi della squadra. Ma mi impressiona la sua serenità, non ha mai la faccia preoccupata quando lo inquadrano in tv. E trasmette questo a tutto il reparto. Credo possa migliorare nelle uscite, ma non sembra essere più un problema. Ormai i portieri escono poco, devo solo parare bene tra i pali. E lui lo sa fare”.

Il suo amico Dainelli ha iniziato una nuova vita da dirigente. Come immagina il suo futuro?
“Beh, ha cominciato in una piazza ambiziosa. Che conosce bene. E’ tutta esperienza. Ma credo che presto abbia tutto per avere un ruolo più operativo. Per me potrebbe diventare un ottimo uomo mercato. Ha la calma e la competenza giusta”.

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