Federica Stufi, 33 anni compiuti da poco più di una settimana, è considerata una nomade del volley. Ha indossato la maglia dei più grandi club in Italia ma il cuore è stato, è e rimarrà fiorentino.

Da ragazzina quando ha lasciato Figline, lo ha fatto con tanta spregiudicatezza tipica di un'adolescente. Poi è diventata una donna e ha sempre lottato sul parquet e fuori, dove è riuscita a controllare una grave forma di celiachia. Il suo primo pensiero quando l'abbiamo contattata è stato: "Ditemi se ho perso il mio accento fiorentino". No, Federica non lo hai perso...come non hai perso la tua voglia di combattere. Ricordiamo che la sua attuale squadra, Casalmaggiore, ha dovuto abbandonare la corsa Scudetto, causa Covid.

Federica, quanta voglia di pallavolo c'è nel futuro di pallavolo? E' paragonabile a quella di quando era ragazzina?
"Ne ho tantissima. La stessa di quando ho sostituito mia sorella nella squadra del mio paese perché non poteva partecipare! Ogni partita è la stessa grande emozione. La pallavolo fa parte di me, è qualcosa che ho dentro. Quando ho dovuto smettere per motivi di salute (credevo fosse qualcosa di bruttissimo, per fortuna abbiamo scoperto che era celiachia), ho capito davvero quanto fosse importante. Non ho assolutamente voglia di finire qua".

Si è mai pentita di una scelta che ha fatto?
"Mai! Ogni sbaglio, se così si può chiamare, è una pagina di vita che ti aiuta nella crescita personale".

La sua schiettezza molto fiorentina le ha mai dato problemi?
"Lo sport femminile, lo spogliatoio di atlete ha sempre un equilibrio difficile. Io ho sempre pensato in prima battuta al bene della squadra, quindi ho cercato sempre di capire le mie compagne. Ho ingoiato anche qualcosa, ho sempre pensato a mantenere gli equilibri".

Passa il tempo ma è sempre la figlia della prof di matematica. Era così terribile per farsi ricordare ancora?
"Una prof di matematica al Liceo Classifico non può essere terribile! È la persona più buona del mondo!".



Battute a parte, quanto è stata importante la sua famiglia nelle vita professionale?
"Mia sorella è stata la mia allenatrice nei giardini sotto casa, e "il mi' babbo", lo sportivo di casa mi ha dato l'input decisivo".

Quanto è stata dura essere una professionista celiaca?
"È stato più difficile quando non sapevo di esserlo e mi sono dovuta fermare, temendo il peggio. Quando l'ho scoperto per fortuna c'erano già tanti negozi e prodotti gluten free. Ci vuole solo tanta attenzione".

E' andata via da ragazzina, è stata capitano di Scandicci per due anni, poi è scappata nuovamente: non è ora di tornare a casa?
"Lo devi chiedere a Wanny Di Filippo e Paolo Nocentini; io ci sono stata benissimo a Scandicci, sentiamo cosa ne pensano loro. Firenze è semplicemente la città più bella del mondo. Mando un grosso abbraccio ad entrambi, rappresentano davvero bene la nostra città, due persone diverse ma meravigliose".

Commisso sta combattendo per costruire stadio e centro sportivo, Wanny c'è riuscito dopo anni: difficile fare sport a Firenze?
"Siamo persone toste, e vogliamo primeggiare in tutto. La compensazione è il nostro pane: primeggiamo nell'artigianato, nella moda e tutti vengono qui a prendere ispirazione per tutto. I nostri antenati Medici ci hanno tralasciato un input 'dovete fare le cose in grande'. Quindi sono sicura che anche Commisso farà grande la Fiorentina, altrimenti non l'avrebbe scelta".

Quanto è importante avere un impianto di proprietà?
"Molto, moltissimo. Fare crescere talenti in un posto idoneo è fondamentale per lo sport, come lo è per le squadre di Serie A. Ma è un messaggio importante di speranza, di voglia di combattere anche in un momento dove la paura e il virus ci stanno mettendo k.o nel morale e purtroppo non solo. Coltivare valori come il sacrificio, la dedizione, lo spirito di squadra, lottare per un obiettivo credo sia ancora più importante. Il centro sportivo credo sia la risposta che Firenze deve dare ai più giovani. Ma riparlando di pallavolo, vediamo se al PalaWanny tornerò sempre da avversaria oppure...".

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