La leggenda (con sottofondo di verità) narra che Maurizio Sarri abbia come sogno personale quello di allenare, almeno una volta in vita sua la Fiorentina. La realtà invece ci dice che, anche se in maniera non certo lineare e a seguito di una serie di colpi di scena, Vincenzo Italiano su quella panchina ci sia finito davvero. Due allenatori, due volti, due storie interessanti che finiscono per incrociarsi.

LA GAVETTA - La prima cosa che ci sovviene alla mente è che né Sarri, né Italiano sono, scusateci il termine, dei paraculati della panchina. La gavetta l'hanno dovuta fare, specialmente il tecnico toscano, prima di arrivare dove sono arrivati e di cominciare a guadagnare, da allenatori, cifre considerevoli. Promozioni in serie minori, squadre che giocano bene anche senza elementi di spicco, tutte difficoltà che entrambi hanno saputo superare in maniera brillante, prima di mettersi in mostra su palcoscenici importanti.

L'1-4-3-3 - Per entrambi queste cifre rappresentano più di un semplice modulo, quasi un'ossessione. Anche se delle differenze ci sono di interpretazione. Sarri cura molto, moltissimo la fase difensiva. E difatti sorprende molto vedere che la sua Lazio ha già preso 17 reti in 9 giornate di campionato e che ancora non ci sia stata partita in cui non abbia subito gol. Italiano è un teorico del pressing alto, della squadra corta, della retroguardia che gioca nella metà campo avversaria, insomma dell'attaccare per difendersi. Più spregiudicato se vogliamo, ma anche più rischioso.

PROBLEMI - Chi non ne ha? Ma in questo momento è molto più sulla graticola Sarri, che viene dalle quattro pere prese a Verona, che ha un caso Luis Alberto che gli sta esplodendo tra le mani e che si era portato dietro grandi aspettative quando ha firmato con Lotito. Dall'altra parte, Italiano deve fare i conti con la querelle Vlahovic e ora anche con il Covid che gli ha tolto per un paio di partite quel Gonzalez che per la Fiorentina è una grande risorsa.


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