Mario (Sconcerti) e Sinisa (Mihajlovic). Se ne sono andati praticamente insieme. Due che ci piace ricordare, un po’ perché li abbiamo conosciuti, perché con la Fiorentina hanno avuto a che fare, eccome, un po’ perché in modo diverso e con ruoli diversi ci hanno regalato uno spaccato non banale, non consono, non scontato di un mondo dove spesso e volentieri tutto è costruito. Ci piace ricordarli insieme, loro due che erano legati e che con Firenze hanno avuto molto a che fare.


Spesso scontrosi, amanti delle loro certezze, poco disposti a trovare dei compromessi. Di Sconcerti ricordo tante cose: la sua penna, i titoli di “Stadio” negli anni più belli, la sua abilità nel parlare in radio e nel trovare sempre qualche spunto, qualche spiegazione, alla quale nessuno aveva pensato. Era un bastian contrario, è vero, ma credeva in quello che diceva. Non era costruito. E regalava sempre spunti sorprendenti. Odio e amore il suo rapporto con la Fiorentina, con i fiorentini e con le loro bandiere. Ci piace ricordare, pochi mesi fa, la ‘pace’ con Antognoni, dopo anni di lontananza e di rabbia. Quasi come se il cerchio si dovesse chiudere, nel modo giusto. Sconcerti è stato un grandissimo giornalista, uno dei pochi cuori viola in ambito sportivo ascoltato, apprezzato, a livello nazionale.


Di Mihajlovic ricordo il suo profumo che emanava in conferenza stampa. Arrivava prima il profumo e poi lui, con la sua verve, con il suo caratterino poco diplomatico. Ma poi se lo conoscevi bene capivi che quel profumo era lui: molto più dolce, molto più leggero, molto più umano di come volesse apparire. A Firenze l’amore non scoppiò mai, arrivato in un momento di grandi difficoltà e dopo gli anni migliori di Prandelli. Ha combattuto fino alla fine, insegnandoci tante cose, soprattutto il desiderio di non mollare mai.


Se ne sono andati, in poche ore, due che in modo diverso ci hanno regalato emozioni. Due persone vere, che saranno ricordate per sempre. Presto, troppo presto. Ci piace pensare e immaginare che adesso siano lassù assieme. Magari a litigare, parlando di calcio. Perché di calcio vivevano, perchè senza calcio non riuscivano a stare. E fino all’ultimo momento hanno fatto quello che amavano. Mancano e mancheranno.


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