Nel corso degli ultimi due o tre giorni, quando le voci di un possibile passaggio di Dusan Vlahovic dalla Fiorentina alla Juventus si sono moltiplicate, abbiamo fatto fatica a crederci fino in fondo e ad accettare questa idea. Vedere a giro sui social fotomontaggi del serbo con la maglia bianconera addosso (come quello che vi proponiamo in questo articolo) è un'autentica pugnalata al cuore, la trasformazione del peggiore incubo in realtà.

Qualora venisse confermata, questa operazione sarebbe una sconfitta bruciante per tutti, nessuno escluso, e proviamo a spiegarvi il perché.

Sarebbe una sconfitta per il giocatore, il quale se ne andrebbe via da Firenze avendo disatteso tante sue affermazioni; dall'"appena mi danno il contratto firmo" al "resto fino alla fine della stagione, voglio portare la Fiorentina in Europa". In sostanza lascerebbe questa città con la lettera scarlatta dell'infamia sigillata con la ceralacca in fronte. Ma anche dal punto di vista sportivo, facciamo fatica a capire il perché possa volere andare proprio là, in una squadra che fatica a farsi vedere in Champions e che ultimamente non riesce nemmeno a stare davanti a tutti nel nostro Paese.

Sarebbe una sconfitta per la società, perché il presidente Commisso in tutte le ultime sue interviste, giustamente tra l'altro, ha sparato carichi pesanti all'indirizzo di quel club bianconero, accusato di non seguire le regole, specialmente sul mercato, salvo poi mettersi ad un tavolino a fare affari con loro. E poi perché di un attaccante del genere non te ne privi a metà campionato, con il rischio di mandare a ramengo tutta una stagione. Perché, non dimentichiamocelo, la Fiorentina è ancora in corsa in Coppa Italia ed è ancora in corsa per un piazzamento europeo.

E sarebbe pure una sconfitta per questa città e per una tifoseria intera che, evidentemente, non riesce a far capire ai giocatori che se ne possano anche andare visto che purtroppo il calcio è cambiato molto negli ultimi anni, ma possono scegliere qualsiasi squadra fuorché quella. Bernardeschi prima, Chiesa poi e adesso, probabilmente, anche Vlahovic. E' provincialismo? Può darsi, ma al cuor non si può comandare e sinceramente il troppo ad un certo punto stroppia. Una rivoluzione, nel senso di cambiamento delle abitudini, in questo senso deve partire anche da noi.


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