Quello di Vincenzo Italiano nell’ultima stagione è stato già etichettato con il più classico e abusato degli epiteti da bar o da giornalismo sportivo. Il miracolo Spezia. Oppure, lo Spezia dei miracoli. Perché in fondo è vero, verissimo, nessuno avrebbe mai scommesso sulla salvezza di una squadra dall’organico modesto in un campionato dove l’assenza del pubblico non poteva nemmeno colmare un gap sul profilo psicologico. Ma in fondo è sempre questa la forza, quando mancano i singoli. Quello che conta è il collettivo. E Vincenzo Italiano ha saputo creare un gruppo coriaceo e volitivo che ha costruito la sua storica salvezza con l’impegno, il sudore e la tenacia. Adesso, Firenze sarà il suo banco di prova. Consacrazione o morte. O forse è ancora presto.


Un intrepido come Bukowski diceva “Scommetti sulla tua vita, e fregatene mentre combatti”. E allora ci piace pensare che anche Italiano abbia scommesso, come si fa su un qualunque sito di gioco online regolamentato in Italia, ma con tanta consapevolezza. E abbia anche deciso di combattere, sì, ma con intelligenza. Adesso c’è da capire se quella dei viola sia o meno una scommessa. Sarà il campionato 2021-22 a dirlo, intanto possiamo provare a capire meglio chi sia davvero Vincenzo Italiano.


Per il più classico scherzo del destino, Vincenzo Italiano nasce a Karlsruhe, Germania, ma la sua carriera inizia a prendere forma in terra italica con la vittoria dei playoff di Serie D con l’Arzignano Valchiampo, piccolo centro del vicentino. Il “nord-est che lavora”, direbbe qualcuno. Da nord a sud: Italiano percorre verso il basso lo stivale e dopo l’esperienza dei dilettanti approda a Trapani, porta i granata in serie B e raccoglie il secondo, personalissimo traguardo di gloria. Ma la gloria, quella vera, arriva in Liguria, quando raggiunge la prima, storica promozione in A alla guida delle aquile bianconere, coronata da una impensabile salvezza in massima serie. Una storia nota. Una squadra che secondo le stime di Transfermarkt aveva un valore di circa 60 milioni di euro: dieci volte inferiore a quello della Juventus o Inter.


Gli opinionisti sportivi da salotto, i tecnici e gli esperti definiscono Vincenzo Italiano un giochista, un innovatore, un riformista sul piano tattico. Uno di quelli che trasmettono un’identità al gruppo, un approccio fatto di automatismi che si ripetono al di là del blasone. Che per questo, hanno anche bisogno di tempo. Italiano, che intanto preferirebbe un centrale dallo Spezia, è uno di quelli per cui se vuoi ottenere dei risultati non puoi non giocare bene, e giocare bene significa stare attenti alla fase di attacco e difesa, aggredire le partire, proporre idee in campo. Fondamentale quando sei una piccola, letale quando sei una big. Adesso, Italiano ha tra le mani la sua prima, vera possibilità di mostrare il suo valore in una squadra di blasone che ha interesse, voglia ed entusiasmo a tornare nel calcio che le appartiene. Firenze lo acclama.


Ma cosa professa Vincenzo Italiano da Karlsruhe? L’idea del nuovo tecnico viola è insita anche, e soprattutto, nella tesi finale presentata al corso Master UEFA-Pro, peraltro ottenuto nella stessa sessione frequentata da Andrea Pirlo. L’idea è quella di proporre un calcio propositivo, fluido e aggressivo con la fermezza di comandare la partita. Proprio in quella tesi alla Lutero, Vincenzo si è focalizzato sul “come” ottenere certe prestazioni in campo, recuperare palloni il prima possibile, più in alto possibile, e giocare secondo i canoni di posizione. Il fine ultimo di Italiano è il recupero attivo in zone alte e la forzatura della giocata avversaria per avere la possibilità di un recupero più basso in seconda o terza linea. Fase due: in base alla zona di riconquista e al posizionamento della squadra avversaria, segue un attacco diretto o un consolidamento di possesso. Elemento imprescindibile: marcature preventive.


In situazione di possesso, Italiano preferisce mobilità, pazienza nella costruzione del gioco, attacco dell’area con molti uomini con sfruttamento dell’ampiezza e ricerca del lato debole avversario. Gli spazi sono fondamentali, vanno cercati e aggrediti con o senza pallone. Vincenzo, che intanto punta su tre priorità, vuole che i giocatori leggano gli spazi che lasciano gli avversari, perchè dicono esattamente dove andare e cosa fare. L’attenzione verso l’atteggiamento dell’avversario di turno è imprescindibile. Così come altri tecnici contemporanei, migliora tecnica e tattica individuale mediante situazioni di gioco in allenamento quanto più reali possibili e quanto più pertinenti alla partita da affrontare.


Il modulo adottato con lo Spezia era un 4-3-3 per fare uscire l’avversario il meno possibile dalla metà campo con un blocco medio-alto di pressing e densità in zona centrale che porta a scalare in blocco sul lato forte, mettendo in difficoltà la capacità di costruzione avversaria. Uno stile di difesa organizzato e ambizioso. La costruzione del gioco coinvolge invece le mezzali e i terzini, i movimenti con o senza palla degli attaccanti e la ricerca della profondità sulla marcatura stretta. Il 4-3-3 può diventare un 2-3-2-3 per far scoprire l’avversario, aprire le maglie e colpire in verticale. I due centrali sono generalmente vicini al centro, a costruire una sorta di triangolo con il vertice basso che cercano di smarcarsi tra le linee e dare supporto in ampiezza alle rotazioni. La parola d’ordine è sempre pazienza. La stessa pazienza che dovrà acquisire anche Firenze. Per costruire con calma e dal basso un nuovo ciclo.


💬 Commenti