La premessa è una sola: Bravo Commisso”. Il tycoon americano, appena arrivato a Firenze, ha gettato le basi per costruire un nuovo Centro Sportivo per la sua Fiorentina. Progetto che in poco più di un anno dal suo arrivo si sta già concretizzando, con le ruspe a lavoro a Bagno a Ripoli nonostante il ricorso di un’associazione di salvaguardia dei beni culturali, artistici e naturali di cui non citiamo il nome.  

Da lì dovranno uscire i campioncini del futuro, i talenti forgiati da un settore giovanile su cui la Fiorentina intende investire e che in Italia non sempre riusciamo a valorizzare. Ma facciamo un passo indietro nel tempo. L’11 maggio 2018, subito dopo la clamorosa sconfitta della nazionale Italiana contro la Svezia, i vertici del pallone tricolore avevano sentenziato che la soluzione al problema del nostro calcio passasse dalla creazione delle seconde squadre, le quali avrebbero fatto rinascere il vivaio azzurro. Un semplice copia-incolla del sistema spagnolo. Dopo quasi tre anni però è evidente che qualcosa è andato storto: l’unica società a provarci è stata la Juventus, che per ora ha raccolto una Coppa Italia Lega Pro e qualche manciata di minuti giocati in Serie A da calciatori arrivati dall'Under 23. Curiosità: la seconda squadra della Juventus gioca le proprie partite interne allo stadio Giuseppe Moccagatta di Alessandria, che condivide con l'Alessandria. 

Ma a che serve creare una squadra B e come funziona il sistema? 


Le squadre B o Under 23 sono formazioni organizzate da società sportive volte a far giocare giovani, riserve e calciatori della rosa principale che siano fuori condizione o infortunati. Le Under 23 in Italia partono dalla Lega Pro, possono essere promosse ma possono ambire solo alla serie inferiore rispetto a quella della squadra principale. I giocatori della seconda squadra possono essere convocati senza problema dal club principale, che rimane proprietario del loro cartellino. L’obiettivo è permettere ai club più importanti di far giocare i propri giovani in un torneo più competitivo rispetto a quello Primavera, riuscendo così a farli crescere più in fretta. L’Under 23, in poche parole, doveva diventare il tramite fra il vivaio e la prima squadra, con i giovani italiani pronti ad affinare le proprie qualità e a essere buttati nella mischia quando necessario. 

Fiorini, Spalluto, Ponsi e Corradini in barriera. Foto: Leonardo Bartolini/MondoPrimavera.com

Perché in Serie A solo la Juventus ha aderito a questa rivoluzione? 


In tre anni solo la Juventus ha creato la sua squadra Under 23. Roma, Inter, Milan, Atalanta e Fiorentina, che sembravano le più interessate al progetto, si sono invece defilate. I motivi sono facilmente comprensibili. Per iscrivere una Under 23 al torneo di terza serie bisogna versare un contributo di 1,2 milioni di euro alla Lega Pro, quattro volte in più rispetto alla quota pagata dagli altri club di C. Un versamento che, tuttavia, non dà diritto all’acquisizione di diritti economici o al diritto di voto alla Lega (espressamente proibito alle seconde squadre). Poi vanno aggiunti i costi delle trasferte, gli stipendi dei calciatori, dello staff e dell’allenatore e soprattutto del calciomercato, che deve garantire una rosa in grado di restare a galla in un campionato comunque competitivo. E tutto, ovviamente, senza entrate significative derivanti dal merchandising e dalla biglietteria. Per questo, iscrivere una seconda squadra al torneo di Serie C vuol dire andare in contro a una perdita sicura. 

Fallimento in Italia, ma il Real Madrid? 


Ma se in Italia quest’esperimento non è riuscito affatto, in Spagna le cose vanno diversamente. Nel 2018 ben 14 delle 20 squadre che giocavano nella Liga avevano una squadra B. Le grandi squadre stanno raccogliendo i frutti di questo sistema che valorizza i giovani talenti, basti guardare alla rosa del Real Madrid che ha battuto il Liverpool nella gara d’andata dei quarti di Champions League. Il club di Florentino Perez dispone infatti del Real Madrid Castilla (in precedenza Real Madrid B), squadra che milita nella terza divisione del campionato di calcio spagnolo (l’equivalente della nostra LegaPro appunto), e dalla quale sono passati tutti i seguenti calciatori attualmente a disposizione di Zidane.

Nacho, Lucas Vazquez, Carvajal, Casemiro, Valverde, Mariano Diaz, Vinicius Junior, Rodrygo.  Otto giocatori che oggi fanno parte della rosa del Real Madrid, passati prima o dopo dalla snobbata (qui in Italia) squadra B, e che oggi hanno conquistato la ribalta. Dunque tornando in casa nostra, la Fiorentina di Commisso va verso la direzione giusta, ma contemporaneamente serve un cambio di rotta sotto il profilo della mentalità. Una vera e propria trasformazione dell'intero movimento calcistico. In questo modo i vari Montiel e company avrebbero modo di crescere prima e senza pressioni, e così il Viola Park diventerebbe una vera e propria officina di talenti. Sarebbe un peccato curare il settore giovanile e lo scouting se poi non si pongono le condizioni migliori affinché questi ragazzi spicchino in volo. Serve giocare, fare esperienza e soprattutto una bella dose di coraggio.

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