Il direttore del Corriere dello Sport Ivan Zazzaroni è intervenuto a Radio Bruno per commentare gli ultimi sviluppi in metro ad un'eventuale ripresa del campionato e per parlare di Federico Chiesa, dopo la lunga intervista pubblicata quest'oggi dal giornale. Queste le sue parole: "Ormai i numeri relativi all'epidemia non li seguo più. Il quotidiano bollettino mi intristisce e mi deprime: si parla di dati positivi, ma si parla comunque di morti. Anche se viene spesso strumentalizzato da qualcuno che non vuole ripartire, adesso non è questo quello che conta. Penso al Ministro Spadafora in particolare. Il discorso in questo caso è diverso, il calcio è un'altra cosa. La vita deve assolutamente ripartire e insieme a lei anche il calcio che è un indice di normalità. Anche in Germania continuano ad avere positivi ma hanno già fissato una data per la ripresa. Noi abbiamo ancora 5 settimane prima del 15 giugno e ancora non si sa niente. Credo che ad oggi chi è positivo lo è perchè non ha rispettato il lockdown, o se non lui qualche suo familiare o persona a lui vicina. Io sono restato a casa e non sono positivo. Non è quello l'indice per ripartire, serve avere la volontà di ricominciare. Serve comprendere che se non si ricomincia salta il banco. Se si riparte a settembre ci troveremo davanti a società in crisi, giocatori senza stipendio e molti licenziamenti. La decisione dovrà prenderla il governo. Come ho trovato Federico Chiesa? Non mi aspettavo che mi dicesse se andava alla Juve o all'Inter, sarebbe stato uno sconsiderato o un pazzo. Serve capire qual'è il suo atteggiamento, e devo dire che trovo molte similarità con il padre: è molto freddo, molto concentrato e realista. Lui ad oggi, non essendoci offerte ufficiali per lui, non può parlare di altre squadre. Commisso è stato molto chiaro e se arriverà l'offerta giusta e lui deciderà di cambiare aria verranno prese determinate decisioni. C'è da dire che il Covid ha aiutato molto la Fiorentina per allungare la permanenza di Chiesa a Firenze. Inter e Juve dove li trovano i soldi. Poi, contando anche dello slittamento dell'Europeo al prossimo anno, non credo che voglia fare la fine di Bernardeschi. Il suo ruolo? Può fare di tutto, può ricoprire molte posizioni in campo. Ê un giocatore che perde molte energie e arriva spesso poco lucido sotto porta. Deve migliorare molto nella lettura dell'azione ma, tenendo conto della giovane età, ha margini di miglioramento grandissimi. Il padre procuratore? Non è l'unico ad essersi affidato a familiari, e Totti e Del Piero ne sono un'esempio. Enrico lo conosco abbastanza bene ed è una persona è molto concreta, molto pratica e aiuterà il figlio a valutare che fare del suo futuro: se continuare ancora a Firenze o altrove".


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